Il governatore della fed Jerome Powell (LaPresse)

La Fed verso il primo taglio dei tassi da 10 anni

Mariarosaria Marchesano

La maggior parte degli analisti prevede una riduzione del costo del denaro. Ma per il presidente della banca centrale americana sarà difficile giustificare una mossa troppo espansiva in presenza di dati macro positivi. Il nodo dei cambi

Milano. Domani sera la Federal Reserve taglierà i tassi americani per la prima volta da 10 anni e la riduzione sarà compresa tra 0,25 per cento e 0,5 per cento. È, in sintesi, la previsione della maggior parte degli analisti finanziari sulla riunione del Fomc, il comitato monetario della banca centrale statunitense che avrà inizio oggi. La mossa viene data per scontata dai mercati, ma l'aspetto sul quale resta ancora qualche dubbio è l'entità del taglio da cui si vedrà fino a che punto la linea della Fed guidata da Jerome Powell coincide con quella del presidente americano, Donald Trump. La retorica della Fed “paziente” ha alimentato previsioni su due-quattro tagli di tassi d’interesse entro il 2021, con una prima riduzione che secondo alcuni potrebbe arrivare addirittura a 100 punti base.

 

Il punto, però, è che i dati macroeconomici su cui si basano le valutazioni che giustificano le scelte della politica monetaria americana - mercato del lavoro, crescita economica e inflazione - sono ancora ampiamente positivi anche se si registra un rallentamento del pil nel secondo trimestre di quest'anno. In queste condizioni sarebbe difficile per Powell giustificare un taglio superiore allo 0,25 per cento senza minare la sua credibilità e autonomia decisionale, sostiene una parte degli analisti. A questo si potrebbe obiettare che nelle sue valutazioni il Fomc dovrà tenere conto anche dei timori di un rallentamento globale, a causa di fattori d'incertezza che vanno dalla Brexit alle tensioni commerciali. Insomma, la Fed è il principale punto di riferimento per i mercati di tutto il mondo e le sue scelte sono destinate a pesare sullo scenario globale.

  

Seguendo quest'approccio e considerando che l'obiettivo dichiarato di Trump è di una crescita del Pil americano del 3 per cento (nel primo semestre di quest'anno si è fermata al 2,1 per cento, il livello più basso dal 2017), è possibile che il taglio dei tassi potrebbe essere di mezzo punto. Un livello di riduzione del costo del denaro che, sempre secondo gli analisti, risulterebbe soddisfacente anche sotto il profllo valutario nel senso che farebbe apprezzare l'euro nei confronti del dollaro rendendo più competitiva l'economia americana. La Fed come la Bce non hanno tra i propri obiettivi manovre sui cambi, ma se questo dovesse essere l'effetto delle decisioni della banca centrale statunitense, Trump ne sarebbe sicuramente felice.