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Piazza Affari debole in attesa del giudizio di Standar&Poor's

Mariarosaria Marchesano

I timori per un declassamento del debito sovrano si intrecciano con quelli per un quadro politico traballante. Draghi sempre più preoccupato per la crescita economica italiana. E lo spread torna sui 270 punti base

Milano. Con lo spread tornato sopra 270 punti base, rispetto al livello di 240-250 delle ultime settimane, Piazza Affari mostra tutta la sua incertezza nel giorno in cui Standard&Poor's esprimerà il suo verdetto sul rating sovrano dell'Italia. A metà mattina, l'indice Ftse Mib perde lo 0,5 per cento in un contesto di Borse europee contrastate in attesa dei dati macro provenienti dagli Stati Uniti (in particolare il pil del primo trimestre 2019 e l'indice di fiducia dell'Università Michigan). Sul mercato si teme un declassamento del debito pubblico, considerato che a ottobre l'agenzia di rating aveva mantenuto un giudizio stabile ma con un peggiorato dell'outlook, cioè delle prospettive future. E la previsione si è rivelata azzeccata visto che le stime sulla crescita economica dell'Italia per il 2019 sono nettamente peggiorate rispetto all'autunno scorso.

    

Sul tema è intervenuto nuovamente il presidente della Bce, Mario Draghi, che in una intervista a "Nuovo Corriere Nazionale" spiega quanto sia preoccupato dell'Italia. "E' abbastanza chiaro che la priorità è ripristinare la crescita e l'occupazione, e l'Italia sa come farlo. E' molto importante che queste priorità vengano perseguite senza causare un aumento dei tassi di interesse, in quanto gli aumenti dei tassi rallentano la crescita. Quindi penso, in parole semplici, che questo dovrebbe essere l'obiettivo della politica economica in Italia".

   

Ad ogni modo S&P si pronuncerà non prima della tarda serata e l'attesa per il suo giudizio innervosisce i mercati in concomitanza con l'asta di 6 miliardi di nuovi Bot a sei mesi promossa dal Mef. Va detto che le probabilità di un declassamento non sono elevate, ma i timori degli investitori s'intrecciano con una situazione politica sempre più traballante. Sulla scena continua a dominare il caso Siri: in un'intervista al Corriere della Sera, il vice premier Luigi Di Maio ha detto che il capo del governo, Giuseppe Conte, interverrà e che il sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione nell'ambito di un'indagine per tangenti, si dimetterà. Ma Di Maio si è detto anche sicuro sulla tenuta della maggioranza: "Il governo è uno e c'è un contratto. Non si è rotto nulla, per noi va avanti. Non mi delude la Lega, mi impensierisce quando evoca crisi di governo irresponsabili".