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Perché peggiora la fiducia nell'economia europea

Mariarosaria Marchesano

A marzo l'indice che misura il sentiment generale da parte di imprese e famiglie è sceso ancora. A Piazza Affari c'è preoccupazione per il debito pubblico e la crescita zero prevista da Confindustria

Milano. Peggiora la fiducia nell'economia dell'Eurozona in una giornata contrastata per le Borse europee, su cui aleggiano la preoccupazione per il rallentamento economico e il nuovo colpo di scena sulla Brexit (con la premier Theresa May che ha detto di essere disposta a dimettersi se il Parlamento vota l'accordo per l'uscita dall'Ue). A marzo l'indice che misura il sentiment generale da parte di imprese e famiglie è risultato pari a 105,5 punti dai 106,2 di febbraio e contro i 105,9 attesi dagli analisti. Scomponendo il dato, che è stato reso noto dalla Direzione generale degli Affari economici e finanziari dell'Unione europea, il deterioramento del clima è dovuto soprattutto al settore dell'industria e a quello del commercio al dettaglio. 

 

A Piazza Affari, intanto, l'umore degli investitori peggiora con il debito pubblico italiano tornato sotto i riflettori e lo spread in leggera salita a 255 punti base. Il contraccolpo della stima di Confindustria, che per il 2019 prevede una crescita del Pil pari a zero a fronte della previsione dell'1 per cento fatta dal governo gallo-verde, si fa sentire sul clima delle contrattazioni che già risentono di altri fattori d'incertezza.

 

Con la prospettiva sempre più concreta di una recessione, tornano i timori che il rapporto tra deficit e pil possa aumentare (secondo il centro studi di Confindustria fino anche al 3,5 per cento, se si escludono aumenti dell'Iva che avrebbero effetti recessivi) mettendo il debito pubblico italiano fuori controllo e rendendo il paese ancora più esposto al peggioramento della congiuntura. Una situazione d'allarme che le istituzioni internazionali hanno ben presente come dimostrano i continui moniti che nei giorni scorsi sono arrivati da Bce e Fondo monetario internazionale. 

 

Non è un caso che in questo contesto i titoli più penalizzati anche oggi a Piazza Affari siano quelli delle banche con perdite che per Bpm, Unicredit e Ubi Banca superano l'1 per cento. Secondo alcuni analisti, pesano le incertezze a cui è legata la nuova immissione di liquidità decisa dalla Bce contestualmente al proseguimento di una politica monetaria accomodante. Come fa notare Antonio Cesarano, strategist di Intermonte Sim, gli input che sono arrivati ieri dal discorso che il presidente della Banca centrale, Mario Draghi, ha tenuto a Francoforte sono essenzialmente due. Il primo è la conferma che la struttura della nuova tornata di finanziamenti cosìddetti Tltro (più o meno espansiva) sarà dipendente dai dati macro.

 

Si capisce così come mai l'operazione sia stata rinviata da giugno a settembre: la Bce vuole verificare la reale entità del probabile peggioramento del quadro macro per decidere le condizioni dei prestiti. In secondo luogo Draghi ha difeso l'efficacia dei tassi negativi che pesano sulle banche dicendo allo stesso tempo che bisogna capire come mitigarne gli effetti. Secondo quanto poi riportato da Reuters, lo staff dell'Eurotowers starebbe studiando effettivamente un sistema per rendere un po' meno oneroso per gli istituti il tasso di deposito a -0.4 per cento per le loro riserve tenute presso la banca centrale. Tutto questo, però, non è bastato a rassicurare il comparto sul quale stamattina si è riversata una pioggia di vendite. 

 

Oggi, intanto, sono previsti diversi interventi di esponenti della Fed e della Bce, a riprova del ruolo che in questa fase rivestono le banche centrali che stanno cercando di affrontare il rallentamento del ciclo globale che colpisce sia Europa sia Stati Uniti. La gestione dei tassi d'interesse e l'entità delle altre misure di politica monetaria, fondamentali per lo stimolo dei mercati, sono al centro di un dibattito diventato ormai globale.

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