Leonardo Del Vecchio (foto Imagoeconomica)

Lotta di nomine in Essilor-Luxottica dietro lo scontro tra Del Vecchio e i soci francesi

Mariarosaria Marchesano

In un'intervista a “Le Figaro”, l'imprenditore italiano dice che Hubert Sagnières avrebbe assunto quattro manager con ruoli apicali senza passare per il consiglio. Secca la replica: “Accuse false”. Crolla il titolo a Parigi

Milano. Quando alla fine di novembre del 2018 Leonardo del Vecchio brindò al debutto sulla Borsa di Parigi di “Essilux”, il diminutivo che lui stesso aveva dato al gigante mondiale dell'occhialeria nato dalla fusione tra Essilor e Luxottica, disse che non occorre avere la maggioranza per detenere il controllo di un'azienda, che noi in Italia facciamo un po' fatica a capire queste cose e che bisognava prendere esempio dalla Francia. Mai parole furono così rapidamente smentite dai fatti. A distanza di neanche tre mesi, Del Vecchio è costretto a ricredersi perché la convivenza sotto lo stesso tetto con Hubert Sagnierès, con il quale condivide il controllo del gruppo (150 mila dipendenti e 16 miliardi di fatturato) sulla base di un patto societario, rischia di trasformarsi in una grande litigation che minaccia la tenuta stessa delle nozze tra le due società.

 

Dallo scorso dicembre, il titolo Essilor-Luxottica ha perso oltre il 10 per cento del suo valore sulla Borsa francese (solo nella seduta di ieri c'è stato un tonfo del 7 per cento), perché gli investitori temono uno stallo nel progetto d'integrazione industriale post fusione che, stando ai piani, dovrebbe concludersi a maggio del 2020 con l'approvazione del bilancio. Insomma, in questo momento la dirigenza dovrebbe lavorare alla creazione di sinergie industriali tra il produttore di lenti (Essilor) e quello di montature (Luxottica). Invece, come mettono in evidenza anche gli analisti di Equita, "c'è il rischio di una defocalizzazione e della perdita di risorse manageriali importanti".

 

Che cosa è successo esattamente? Le indiscrezioni sui dissapori tra gli azionisti circolavano già da qualche tempo, alimentati negli ultimi giorni dalla notizia della ricerca di un nuovo ceo che il gruppo italo-francese ha affidato a una società di head hunting. Ma la bomba è deflagrata mercoledì sera, quando in una nota Delfin, la società con cui Del Vecchio detiene il 32 per cento di Essilor-Luxottica, ha accusato i francesi di avere violato gli accordi in termini di governance, dichiarando di avere impedito al socio italiano di esercitare i suoi diritti, e ha minacciato di intraprendere tutte le azioni necessarie per proteggere il proprio interesse e quello di tutti gli stakeholder. La replica del socio francese non si è fatta attendere e ieri sera in una nota Sagnieres ha detto che si tratta di accuse “serie e false” e che riflettono il tentativo di fatto di prendere il controllo del nuovo gruppo.

  

Del Vecchio, che è presidente esecutivo al pari Sagnières e con le stesse deleghe, ha spiegato in un'intervista al quotidiano francese “Le Figaro” che il socio francese ha assunto a tempo indeterminato quattro manager con ruoli chiave per gestire la fase di transizione senza coinvolgere il fondatore di Luxottica e senza neanche averlo comunicato al consiglio. Di contro, Del Vecchio non sarebbe esente da responsabilità in questa guerra tra soci, perché da dietro le quinte avrebbe spinto il suo delfino Francesco Milleri per il ruolo di direttore generale del nuovo gruppo. A questa obiezione, però, l'imprenditore italiano replica spiegando che è certamente un suo desiderio vedere Milleri in una posizione apicale, ma che non si è mai sognato di proporlo al consiglio perché immaginava quale sarebbe stata la reazione di Sagnières.

 

Insomma, all'origine dello scontro ci sarebbe una questione di nomine e una lotta di potere tra i due maggiori azionisti del colosso dell'occhialeria per mettere i propri uomini nei posti di comando. C'è da chiedersi come tutto questo sia stato possibile, in presenza di accordi parasociali che in questi casi sono costruiti per essere blindati dal punto di vista legale. Dall'intervista di Del Vecchio, che viene definito dal Figaro come uno dei “baroni del capitalismo italiano”, traspare però qualcos'altro. Si capisce tutta la delusione di un imprenditore ultraottantenne che quando ha deciso di partecipare alla costruzione del più grande produttore mondiale di occhiali ha rinunciato a una parte di se stesso: “Ho investito la mia fortuna, frutto di 70 anni di lavoro – dice nell'intervista – ho dato il mio 62 per cento di Luxottica in cambio del 32 per cento di Essilor Luxottica”.

 

Ed è lampante anche il suo rammarico sul piano dei rapporti personali: “Pensavo che Hubert Sagnières apprezzasse la mia esperienza e il rispetto che ho per gli altri e per la Francia – prosegue Del Vecchio –. Nella mia vita ho fatto molte acquisizioni, ho parlato con molti manager e ho sempre trovato delle soluzioni. Con Hubert Sagnières è stato tutto complicato fin dall'inizio, perché non accetta visioni diverse dalla sua”. Quello in “Essilux” è un investimento di lungo termine che Del Vecchio spera di non rimpiangere, ma che al momento gli sta dando molti grattacapi a differenza, per esempio, di quanto accade in Covivio dove lavora pacificamente con i soci francesi di Foncière des Région. Ma ogni storia è diversa dall'altra.

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