Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana (foto Imagoeconomica)

Stato di allerta a Milano

Redazione

Anche la Lombardia produttiva scricchiola dopo l’autunno gialloverde

Il report periodico dell’Assolombarda, in uscita oggi (vigilia della nuova manifestazione delle categorie produttive), conferma il cattivo andamento della produzione industriale e dell’export. Già un mese fa il presidente degli industriali di Brescia Giuseppe Pasini aveva lanciato l’allarme per il brusco rallentamento della metallurgia (meno 4,6 per cento) e della meccanica (meno 4,4). Il distretto bresciano è il terzo d’Europa per specializzazione manifatturiera, e fino all’inizio del 2018 aveva continuato a ottenere ottime performance pur restando a meno 20 per cento dai livelli pre-crisi: il primo trimestre dell’anno si era chiuso con produzione in crescita dello 0,7 per cento, fatturato del 2,3, ordini dell’1,2, occupazione dell’1,1. In un anno, l’indice della produzione industriale era in aumento del 3,6 per cento, 18esimo trimestre positivo consecutivo. Egualmente a giugno scorso l’Assolombarda indicava una produzione in crescita del 3,6 per cento su base annua, un export del 7,9 con record a Varese (22,9), Brescia (9,2), Bergamo (6,8). E ancora nel terzo trimestre l’Istat ha registrato per la Lombardia un aumento dell’export del 5,1 per cento, con tendenza però al rallentamento. Poi l’inversione di tendenza. Il quadro ancora espansivo previsto a giugno per i mesi successivi non ha trovato conferma: oltre a Brescia dall’autunno si è registrata una flessione nel mercato del lavoro (più cassa integrazione straordinaria e più licenziamenti) a Milano (39,49 per cento), Brianza (19,63), e con percentuali a una cifra Varese e Bergamo. Quest’ultima provincia, terra tradizionale di cementifici e manufatti per l’edilizia, soffre per l’incertezza nelle infrastrutture, anche grazie alla terapia costi-benefici ideata dal M5s. Ma Brescia e Bergamo, così come Verona in Veneto, pagano anche il rallentamento della Germania, della quale sono fornitori di manifattura pregiata e sbocco naturale per i commerci, tra l’aeroporto di Orio al Serio e l’interporto veronese. Per i supporter grilloidi si tratta delle lamentele del “partito degli affari”. La realtà dice che la Lombardia, il resto del nord, fornisce il 65 per cento del pil nazionale. Scegliere di chi fidarsi non è difficile.

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