Dopo Disney-Fox avanzi Vivenset

Redazione

Le vie politiche e di mercato che portano alla pace tra il Cav. e Bollò

Presentata pigramente come “scudo antiscalata” o “trincea anti Bolloré”, la decisione dell’assemblea di Mediaset di modificare lo statuto attribuendo agli azionisti un premio maggioritario che per ora blinda il controllo di Fininvest (ha il 41 per cento) servirà invece probabilmente a ristabilire la pace tra Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré, che di Vivendi è presidente e primo azionista. I francesi hanno il 29,9 per cento di Mediaset, rastrellato dopo aver disdetto l’impegno ad acquisire il 100 per cento della pay tv Mediaset Premium, propedeutico a un’alleanza azionaria tra i due gruppi televisivi. Ne è seguita un’azione legale di Mediaset, con udienza posticipata dal Tribunale di Milano al 19 dicembre per consentire un accordo extragiudiziale. Ma ieri Vivendi non si è presentata in assemblea, dove poteva opporre il veto, e a protestare contro l’abbandono della governance proporzionale sono stati i fondi. Subito dopo fonti ufficiose di Tim, del quale Vivendi ha la maggioranza, hanno annunciato come vicino un accordo per acquistare da Mediaset contenuti per 400 milioni. La notizia dovrebbe essere ufficializzata dopo la fine del contenzioso legale; riaprendo le porte alla maxi-intesa che farebbe di Vivendi il primo produttore europeo di media, e del Cav. un socio di lusso. Ad accelerare le cose ci sono altri due fattori. Il primo è il mercato: l’acquisto per 61,1 miliardi di dollari da parte della Disney della 21st Century Fox di Rupert Murdoch (al quale restano giornali e news televisive) dimostra come neppure il vecchio Squalo possa reggere al consolidamento mondiale nel business di film, contenuti, serie tv e streaming. Il secondo motivo è politico: per il prossimo governo ci sarà bisogno del Cav., con le mani libere. Lo hanno capito tutti, tranne i sovranisti.

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