L'ambientalismo deteriore

Redazione

Le paranoie pugliesi per il greggio di Tempa Rossa produrranno traffico e smog

E’ possibile combattere una battaglia ambientalista e danneggiare l’ambiente? Succede, paradosso dell’Italia dei “no a tutto”. Michele Emiliano, magistrato in aspettativa e presidente della regione Puglia attivista, aveva cavalcato le proteste delle pulviscolari associazioni ambientaliste locali ostacolando il progetto Tempa Rossa che con un oleodotto dovrebbe portare il greggio estratto nella Val d’Agri, in Basilicata, fino alla raffineria di Taranto per poi essere trasportato al porto cittadino che in questi anni ha perso il 30-40 per cento del traffico. Così la Puglia ha contribuito a fermare un’infrastruttura utile alla sua economia che avrebbe avuto un impatto ambientale molto esiguo rispetto alla prospettiva che s’avanza oggi come alternativa a quella soluzione. Ora che la compagnia francese Total, che opera in joint venture con Shell e Mitsui, inizierà a estrarre il petrolio lucano, trovandosi senza oleodotto, ha proposto al ministero dell’Ambiente di poter trasportare 20 mila barili di greggio su almeno 170 camion cisterna, lunghi oltre dieci metri, che ogni giorno faranno la spola tra la Basilicata e le Marche, alla raffineria di Falconara Marittima, o Roma, alla raffineria della Capitale, per duemila chilometri complessivi sia su strade a tratti tortuose, con il rischio di incidenti, sia sulle autostrade nazionali, con un aumento del traffico veicolare e relativa maggiore produzione di gas serra. Questo almeno finché l’oleodotto non sarà attivo o fino al 2023, alla scadenza prevista della produzione. La pretestuosa protesta ambientalista pugliese ha dunque sollevato un problema ambientale importante che investe in primis la vicina Basilicata, dove i sindaci dei paesi interessati dal transito quotidiano dei bisonti della strada non vogliono l’“invasione” .

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