Un rischioso concerto bancario

Redazione

I pericoli di una “cabina di regia” sindacale per Mps e banche venete

L’appello del sindacato autonomo dei dipendenti bancari italiani (Fabi) a creare una “cabina di regia” per gestire le crisi del credito è stato accolto dal sindacato delle banche, l’Associazione bancaria italiana. L’intesa è cosa rara, e comporta pro e contro. Come afferma Angelo De Mattia su MF/Milano Finanza di ieri le difficoltà significative del sistema bancario e finanziario e le prospettive di evoluzione del ruolo della banca accrescono l’importanza di scelte partecipate per concordare non solo il rinnovo contrattuale. Se però da un lato esiste ed è legittima l’esigenza di seguire da vicino due crisi bancarie parallele – ma diverse – come quella di Mps e di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, dove gli esuberi possono essere migliaia, dall’altro un simile intento rischia di arrecare un danno sia al processo di risoluzione delle crisi in questione sia di prolungarne la durata. La concertazione, le limature, le camere di consiglio sono raramente, per non dire mai, sinonimo di decisioni lineari soprattutto se al fondo c’è la messa in discussione del contratto collettivo nazionale, ragion d’essere del sindacato dei bancari e oggetto di deroghe da parte dei banchieri. Le vicende bancarie per loro natura devono essere però puntuali e rapide.

 

La risoluzione del Banco Popular in Spagna dichiarato fallito e immediatamente rilevato dal Santander previo haircut per gli obbligazionisti subordinati è un esempio virtuoso di come applicare il regime del bail-in che tante pene provoca in Italia. Inoltre unire non solo idealmente e mediaticamente ma anche nei fatti il caso Mps con quello delle banche venete rischia di vanificare un percorso che le aveva da poco separate soprattutto nella mentalità degli investitori e nella prassi dei regolatori europei che guidano le danze. Agli occhi degli osservatori esteri, l’avallo a una ricapitalizzazione da parte dello stato per Mps rappresenta un punto di svolta di una crisi sistemica persistente. Lo stato dovrebbe restare in Mps il minor tempo possibile, fare pulizia e fare le valigie. Dover mediare con le parti sindacali può significare allungare la permanenza dell’azionista pubblico a dismisura se non ci sarà fattiva collaborazione.

 

Le banche venete invece seguono tutt’altro iter, più complesso, che vede coinvolte banca Intesa e Unicredit come soccorritori. La richiesta di collaborazione lanciata da Fabi e raccolta da Abi avrebbe potuto essere invero avanzata molto tempo fa per essere definita propositiva. Le banche italiane hanno superato la crisi finanziaria in quanto non sofisticate, sono state colpite dalla recessione in quanto legate all’economia reale, e dovranno prepararsi alla rivoluzione tecnologica. Ci si arriva con ritardo perché si è voluto evitare di minacciare la forza lavoro con l’innovazione digitale. Unirsi per gestire le crisi è legittimo. Ma nel caso di Mps e venete è scivoloso e denota più la tendenza a collaborare solo per limitare la demolizione, che per costruire.

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