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Ragioni per cogliere la primavera dell'economia europea in Italia

Alberto Brambilla

L’Istat migliora le stime sul pil per il 2017 (1 per cento) tra altri segnali positivi. Le opportunità e il pressing di Bruxelles

Roma. Dopo un inverno duro la primavera economica è arrivata in Europa e in Italia. Le notizie di un miglioramento sono diffuse in diversi ambiti. Fino a qualche anno fa la deflazione in Eurozona era una preoccupazione costante, ora il tasso di inflazione è in prospettiva destinato ad avvicinarsi al target del 2 per cento della Banca centrale europea e il rialzo dei prezzi incoraggia le imprese a maggiori investimenti.

 

Nel 2016 per la prima volta dall’inizio della crisi la crescita economica europea ha superato quella americana (1,9 per cento contro 1,6) mentre la disoccupazione è ai livelli più bassi dal 2009. Prospettiva dalla quale deriva la constatazione che “la crisi è alle nostre spalle” da parte del presidente della Bce, Mario Draghi, la settimana scorsa dall’Università di Tel Aviv. Gli osservatori considerano l’affermazione di Draghi l’anticamera della fine degli stimoli monetari, al più tardi l’anno prossimo. Quando gli acquisti di titoli pubblici da parte della Bce termineranno l’Italia sarà esposta al giudizio dei mercati per la prima volta senza nessuna “A” nel suo rating sovrano. Le previsioni macroeconomiche sono tuttavia in lieve miglioramento.

Il pil è previsto in aumento dell’1 per cento nel 2017 con un tasso di crescita lievemente superiore al 2016 (più 0,9) grazie al contributo della domanda interna, dice il rapporto sulle Prospettive per l’economia italiana pubblicato ieri da Istat. I settori automobilistico, petrolifero e chimico-farmaceutico sono quelli che hanno contribuito di più a realizzare il maggiore balzo annuale dell’export sui mercati extra-europei dal 2011. Gli occupati nel settore alberghiero e turistico sono cresciuti di più che in altri paesi europei dal 2008, mentre l’Italia è seconda per pernottamenti nel continente dietro la Spagna, secondo Eurostat. La fiducia delle aziende nella ripresa è oltre i livelli pre-crisi mentre cala il numero di fallimenti e di chiusure d’impresa e crescono gli imprenditori che ritengono possibile una riduzione delle persone senza lavoro (il 18 per cento in aprile, contro il 2,3 per cento nel 2012). La doppia recessione iniziata nel 2008 ha ridotto il numero di imprese attive in tutti i settori favorendo però un processo di distruzione creatrice che ha selezionato quelle più solide ed espulso quelle periclitanti. Le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ammortizzatori sociali per affrontare situazioni negative temporanee e ristrutturazioni, sono diminuite nel 2016 rispetto all’anno precedente in tutti i settori.

 

“Sappiamo che le condizioni di crescita del nostro paese, che finalmente ci sono, sono graduali e il fatto che oggi si registri che questa gradualità ha una spinta verso l’alto ci incoraggia”, ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, definendo la previsione Istat di aumento del pil dello 0,1 per cento e altre notizie come “messaggi di ottimismo”.

Le basi del miglioramento sono tuttavia fragili e permane un rischio al ribasso. La realizzazione delle previsioni Istat alla fine dell’anno dipenderà sostanzialmente dalla propensione a spendere dei consumatori italiani. I consumi delle famiglie, dice Istat, forniranno un apporto rilevante alla crescita seppure con una intensità meno accentuata di quella registrata nel biennio precedente. “L’aumento dei prezzi visto quest’anno dà un po’ più respiro alle aziende che ricominciano a investire guardando al medio termine, un motore iniziale di spinta che interrompe il circolo vizioso deflativo precedente”, ha detto Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia, multinazionale leader nelle ricerche di mercato per attività di marketing e grande distribuzione, parlando sabato col Foglio alla convention Linkontro. “Riuscire a stimolare gli italiani a spendere e attingere ai loro risparmi per dare impulso al motore è un ottimo punto ma non possiamo certo chiedere tutto agli italiani, molto attiene alle decisioni politiche”.

 

Nelle previsioni di primavera pubblicate ieri la Commissione europea ha incalzato gli stati membri a cogliere i vantaggi della ripresa nell’area europea rafforzando le finanze pubbliche e attuando riforme in sospeso. L’Italia era sotto pressione da parte della Commissione per portare il deficit in linea con gli obiettivi europei e con una manovra correttiva ha scampato la minaccia di una procedura d’infrazione ma rimarrà sotto osservazione in vista della manovra finanziaria di autunno per il 2018. La Commissione sostiene che i progressi siano lenti e spesso monchi, nel sistema giudiziario e nelle riforme bancarie in particolare, e ha raccomandato la restaurazione della tassa sulla prima abitazione, abolita nel 2013, concentrandola però sul patrimonio immobiliare di famiglie ad alto reddito per correggere gli squilibri dei conti pubblici. Secondo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, cambiare regime a distanza di poco tempo “non è una buona idea”. Agguantare il momento positivo per l’economia europea e i segnali di miglioramento per quella italiana può rivelarsi vitale per evitare ulteriori pressioni da Bruxelles.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.