Un'immagine di Wall Street (foto LaPresse)

Mercati tra Le Pen e realtà

Redazione

La sclerosi politica europea ha il sopravvento rispetto all’economia

Gli investitori hanno imparato a fare i conti, e in un certo senso ad apprezzare muovendosi di conseguenza, il clima d’incertezza politica in occidente. Non solo per gli Stati Uniti di Donald Trump ma soprattutto per le intemerate dei partiti che a pochi mesi dalle elezioni propagandano l’uscita dall’euro in Francia, il Front National di Marine LePen e in Olanda il Partij voor de Vrijheid (Partito per la Libertà) di Geert Wilders.

 

Secondo i sondaggi Le Pen potrebbe vincere il primo turno ma il secondo potrebbe consegnare la vittoria al neocentrista Emmanuel Macron che in fondo è l’unico candidato a non proporre rivoluzioni copernicane ma che invita a osservare che l’economia francese non è in uno stato di salute pessimo e disperato, anche grazie all’euro. Chissà. Va riconosciuto a Macron che, dati i tempi in cui i politici guadagnano sul malcontento, diffondere un messaggio ottimistico basato sull’evidenza empirica dell’economia europea è a suo modo rivoluzionario.

 

In questo contesto gli investitori valutano il pericolo di un’avanzata dei partiti eurocontrari. I titoli sovrani francesi sono scambiati a livelli elevati, simili a quelli visti durante la crisi dell’eurodebito nel 2011-2012, mentre si allargano i differenziali dei bond decennali francesi (Oat) a confronto con i tedeschi. Grandi fondi americani vendono i bond emessi dalle banche europee perché le considerano troppo rischiose. Le paure sono eccessive, benché rappresentino chance d’affari.

 

Emerge la sensazione che la politica e l’incertezza relativa siano ormai nel mood dei mercati che guardano poco ai fondamentali della zona euro, che nel complesso cresce da 15 trimestri grazie soprattutto al sostegno garantito dalla Banca centrale europea di Mario Draghi. Sostegno che potrebbe terminare già l’anno prossimo. E anche la Bce, a suo modo, pesa il rischio politico cambiando atteggiamento. Nella minute dell’ultima riunione Bce si contempla infatti la possibilità di acquistare più titoli pubblici italiani e francesi e di ridurre l’acquisto di quelli tedeschi. È una deroga alla regola (capital key) – sacra a Berlino – secondo la quale gli acquisti Bce devono essere parametrati al peso economico degli stati membri. Le cose cambiano, certo pure per ragioni di mercato, ma anche il rischio politico in una campagna elettorale lunare inizia ad avere un’importanza rilevante rispetto alla realtà.

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