Pierre Moscovici (foto LaPresse)

L'Ue ridimensiona le stime di crescita per l'Italia. “Ma capiamo le difficoltà”, dice Moscovici

Redazione
La produzione segna più 0,7 per cento nel 2016 e più 0,9 nel 2017, preoccupa l'occupazione dal prossimo anno con la fine del Jobs Act, aumentano deficit e debito pubblico.
Riviste al ribasso le stime di crescita dell'Italia: più 0,7 per cento nel 2016 e più 0,9 nel 2017, mentre in primavera si parlava, rispettivamente, di più 1,1 per cento e più 1,3. I dati, contenuti nelle previsioni autunnali della Commissione europea e resi noti dal commissario agli affari economici Pierre Moscovici, sottolineano come “in Italia la ripresa prosegue a passo modesto”, in quanto le “strette condizioni di finanziamento e incertezza trattengono una crescita più forte”. Nell'Eurozona, invece, anche se meno ottimistiche, le previsioni sono leggermente migliori: la crescita sarà dell'1,7 per cento contro l'1,9 stimato la scorsa primavera, mentre nel 2017 l'aumento del pil sarà dell'1,5 per cento contro l'1,6 precedente.

 

Male il debito, almeno a brevissimo termine: la Commissione lo prevede al 133 per cento del pil nel 2016 e al 133,1 nel 2017, contro, rispettivamente, il 132,7 per cento e 131,8 della scorsa primavera. Nessun miglioramento sul fronte deficit: invariato al 2,4 per cento del pil quest'anno, mentre alza sempre a 2,4 il dato per il 2017, previsto mesi fa a 1,9. Il deficit strutturale, invece, è in discesa dello 0,1 per cento nel 2016 (1,6 per cento contro 1,7), ed è in netta risalita nel 2017: 2,2 per cento invece dell'1,7 primaverile. Nel documento non mancano però le “buone notizie”: nei prossimi due anni nell'Eurozona l'inflazione crescerà, mentre la disoccupazione dovrebbe ridursi. In miglioramento anche le previsioni sul deficit.

 

Nonostante i dati poco positivi, Moscovici assicura che il dialogo tra Commissione e Italia “prosegue in modo positivo e costruttivo” in vista del parere sulla manovra, che sarà ufficializzato da Bruxelles la prossima settimana. “Capiamo le difficoltà economiche e sociali dell'Italia”, e per questo Bruxelles “ha accompagnato le riforme”, spiega Moscovici in riferimento alla concessione di flessibilità nel bilancio 2016. In effetti bisogna “tener conto in modo giusto e proporzionato delle spese per i migranti e delle calamità naturali”, come accade per tutti gli altri paesi europei.

 

Il “rifiuto del bilancio” presentato dal governo, o comunque la richiesta di una “ristesura”, resta una possibilità. “Dipende da circostanze eccezionali che qui non ci sono. Siamo al 2,4 per  cento di deficit e il saldo strutturale si degraderà dello 0,5 per cento. Il debito pubblico salirà al 133,1 per cento nel 2017, ma la buona notizia è che si stabilizzerà”, rileva Moscovici.

 

La lista dei problemi italiani non è conclusa, perché la fine degli incentivi per le assunzioni prevista dal Jobs Act per l'ultima parte del 2016 frenerà l'aumento dell'occupazione a partire dall'anno prossimo. “Poiché gli incentivi scadono alla fine del 2016, la crescita dell'occupazione diminuirà nel 2017 e 2018”, fa notare la Commissione. L'aumento dell'occupazione di quest'anno è stimato all'1,2 per cento, per scendere allo 0,7 nei prossimi due. Quanto al tasso di disoccupazione, il 2016 dovrebbe chiudersi con l'11,5 per cento, che scenderà all'11,4 l'anno prossimo e all'11,3 nel 2018.