Terremoto, la chiesa nella frazione di Sant'Antonio a Visso

Pronti fino a 11 miliardi in 2 anni per la ricostruzione post sisma. Gli ingegneri: "Ci vorranno 10 anni"

Redazione

Per Renzi i soldi per Marche e Umbria ci sono già e non occorrerà fare altro deficit. Iniziate le verifiche dei tecnici sul campo: "Sarà difficile ricostruire gli antichi borghi così come erano", dicono. Il satellite mostra uno spostamento del suolo di 70 cm.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ospite di "Effetto Giorno" su Radio24, ha affrontato il tema della ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito il centro Italia: "I soldi e le risorse sono state già stanziate nella legge di Bilancio: 3 miliardi sul 2017 e dai 5 agli 8 miliardi nel 2018. Se ci sarà bisogno di più risorse, ricorrendo a ulteriori spazi di deficit, noi metteremo i denari necessari ma al momento non vi è la necessità. Comunque non andremo a violare il patto di Stabilità", ha spiegato il premier.

 

"La ricostruzione si spalmerà nei prossimi anni, non solo nel 2017”, attraverso incentivi fiscali e sostegno alle imprese colpite nei comuni terremotati, ha aggiunto nella sua enews: “Venerdì il Consiglio dei ministri approverà un altro Decreto legge che snellirà ulteriormente i tempi, le procedure, la burocrazia. Ricostruiremo tutto. A cominciare dalla chiesa di San Benedetto, patrono d'Europa”. Il premier ha spiegato che al momento non è possibile prevedere quanto sarà necessario spendere nei prossimi mesi: “Non c'è uno stanziamento specifico perché ancora non abbiamo potuto quantificare i danni del sisma. Non sappiamo ad esempio quali sono le case agibili e quelle no".

 

In queste ore, sia nelle Marche sia in Umbria, è all’opera una squadra di ingegneri per effettuare i sopralluoghi e verificare l'agibilità degli edifici situati nelle aree colpite dal sisma. “Snellendo al massimo tutte le procedure, ci vorranno almeno dieci anni per ricostruire le zone devastate dai terremoti del 26 e del 30 ottobre", dice all'Agi il presidente dell'Ordine degli ingegneri di Perugia, Roberto Baliani. Lo stesso periodo di tempo ci volle per completare le opere compromesse dal sisma del 1997, ricorda Baliani, "e quello fu un evento più piccolo e circoscritto".  Quanto alla valutazione del costo della ricostruzione, anche Baliani ritiene che sia assolutamente prematuro azzardare una stima. A lavorare sulle aree colpite, soltanto in Umbria, è impegnata una squadra di circa 400 ingegneri strutturisti. D'accordo con Baliani sui tempi lunghi della ricostruzione è Roberto Renzi, presidente dell'Ordine degli ingegneri di Ancona. "Basta guardare all'esperienza del terremoto in Emilia Romagna del 2012”, dice all'Agi. “Sono passati quattro anni e l'edilizia privata sta ripartendo soltanto adesso".

 

"Speriamo di avere una fotografia chiara della situazione nei primi mesi del 2017. Nel frattempo, bisogna avere le idee precise su come intervenire, e con quali tecnologie. Si parla tanto della ricostruzione dei vecchi borghi storici, ma non sarà facile ricomporli così come erano, né recuperare quel carattere storico-ambientale dei nostri paesi. Questo perché dovremo ricostruirli utilizzando l'edilizia anti-sismica, che ha un aspetto diverso da quella alla quale siamo abituati". Gli ingegneri insistono molto, in questa fase, sulla necessità di fare prevenzione e di introdurre il “fascicolo abitativo”, un documento che riporta la storia di ogni singolo edificio. Secondo Roberto Renzi, bisognerebbe investire tra i 5 e i 7 miliardi di euro l'anno per avviare un piano di messa a norma delle zone più fragili dell'Appennino. "Cifre ragionevoli, che però potrebbero salvare molte vite umane, invece di intervenire sempre dopo. Al Consiglio nazionale ingegneri risulta infatti che sono stati spesi ben 150 miliardi di euro nel corso degli ultimi decenni per le varie ricostruzioni post-sisma".

 

Continua poi lo studio delle deformazioni del suolo e delle sorgenti sismiche coordinata dal dipartimento della protezione civile e svolta da un team di ricercatori dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irea di Napoli) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Grazie all’uso dei dati radar acquisiti dai satelliti della costellazione Sentinel-1 del Programma Europeo Copernicus, i ricercatori sono stati in grado di analizzare i movimenti del suolo causati dal terremoto del 30 ottobre. “Le analisi”, spiega Riccardo Lanari, direttore del Cnr-Irea, “sebbene risultino abbastanza critiche", per la presenza di folta vegetazione, "mostrano una deformazione che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati ed il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm, localizzato nei pressi di Castelluccio. Tali risultati verranno raffinati nei prossimi giorni grazie ad ulteriori analisi, questa volta con dati radar acquisiti dal satellite giapponese ALOS2 che garantisce stime più accurate dell’entità degli spostamenti superficiali in aree con copertura vegetale”.

 


Mappa della deformazione ottenuta elaborando, con la tecnica dell'Interferometria Differenziale, le immagini radar della costellazione Sentinel-1 acquisite da orbite discendenti il 25 ottobre (pre-evento) ed il 31 ottobre (post-evento)

 

L'area di Norcia