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Fattoria delle banche

Alberto Brambilla
"Alcune banche sono più uguali delle altre" per i vigilantes europei. I privilegi per Deutsche Bank feriscono l'indipendenza della Bce che da sempre è sacra a Berlino.

Roma. I nuovi grandi maestri dell’universo finanziario non sono più, e da qualche tempo, i fondi d’investimento speculativi. Ma i regolatori dell’industria che in Europa in particolare hanno dimostrato di esercitare una discrezionalità molto ampia quando si tratta di valutare le banche vigilate, pare a seconda del loro passaporto.Gli stress test del luglio scorso, il secondo round dopo il 2014, su 52 banche dell’Unione europea sono stati prodotti da una struttura dalle sembianze “orwelliane”.

 

La European banking authority (Eba), presieduta dall’ex Banca d’Italia Andrea Enria, ha condotto l’esercizio. Poi ha trasmesso i risultati per la vidimazione a Danièle Nouy, già funzionario di Banque de France per un ventennio e presidente della Vigilanza della Banca centrale europea – divisione formalmente separata dalla autorità monetaria guidata da Mario Draghi. Mentre Marghrete Vestager, cane da guardia della concorrenza in Ue, si premura di alzare il cartellino rosso nel caso le banche “stressate” provino a sanare le debolezze emerse dai test con aiuti di stato. Più “orwelliano” della catena di comando è il comportamento delle autorità vigilanti. Come i maiali del “politburo” della “Fattoria degli Animali” (1945) di George Orwell seguirebbero, sembra, la prassi anticoncorrenziale per cui “alcune banche sono più uguali delle altre”, ovvero quelle della potenza tedesca.

 



 

Il Financial Times ha rivelato che Deutsche Bank (Db) ha beneficiato di un’eccezione ad bancam delle regole degli stress test dell’Eba. Alla prima banca tedesca – definita dal Fondo monetario internazionale la maggiore fonte di rischio al mondo – è stato permesso di includere nel bilancio 2015, il limite per la simulazione di resistenza agli choc, la vendita della quota del 20 per cento detenuta nella banca cinese Hua Xia, di cui era principale azionista dal 2010, sebbene l’operazione di vendita a oggi non sia ancora andata in porto – la stessa banca dichiarava che la vendita sarebbe stata completata solo nel 2016. La concessione ha permesso a Db di migliorare un po’ i suoi requisiti di capitale. Ma più che altro pone seri dubbi sulla condotta delle autorità di vigilanza, indipendenti.

 

Db è da settimane nella peste per una sanzione monstre del dipartimento di Giustizia americano che potrebbe costringerla a una ricapitalizzazione odiosa. Mentre il Qatar starebbe pianificando di costruire una posizione minoritaria di blocco nell’azionariato, salendo dal 10 al 25 per cento. Ieri la Vigilanza della Bce ha opposto allo scoop del Ft una difesa poco più che rituale dicendo che “tratta tutte le banche allo stesso modo, in linea con le norme” e che “gli stress test del 2016 – ha detto il portavoce –  non è stato un esame con promossi e bocciati” aggiungendo che i risultati “sono uno dei fattori di cui si terrà conto nel processo di valutazione e nelle decisioni di vigilanza quest’anno”. Vedremo. Tuttavia per i peggiori (non chiamiamoli “bocciati”) i risultati hanno avuto conseguenze importanti. Al Monte dei Paschi è stato ordinato il terzo aumento di capitale in due anni che ora fatica a soddisfare – la sua posizione, per dire, a inizio 2016 era migliore della chiusura 2015. “Auspico e ritengo assolutamente indispensabile che ci sia un trattamento uguale” per tutti, ha detto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

 

E’ noto che autorità politiche e monetarie tedesche – Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze, e Jens Weidmann, governatore della Bundesbank – hanno bersagliato la Bce perché la politica monetaria iperespansiva di Mario Draghi metterebbe a rischio il dogma dell’indipendenza dell’Istituto centrale, che, modellato sull’architettura della Bundesbank, ha il ruolo di guardiano della sicurezza finanziaria dell’euro. La stessa Db in un report dell’8 giugno (“La Bce deve cambiare registro”) scriveva che  perciò la Bce ha “perso credibilità sui mercati e, più preoccupante, tra il pubblico”.

 

La Bce regna su un’area disomogenea di 19 paesi; non segue solo i desiderata tedeschi. I paesi mediterranei possono anche esercitare pressioni indebite agli occhi di Berlino per ottenere più stimoli. Ma sono soltanto richieste cui peraltro Draghi non cede facilmente per non creare disparità. E il fatto è che Db sarebbe stata privilegiata consapevolmente. Tuttavia questa eventuale erosione dell’indipendenza della Vigilanza della Bce non sembra né infastidire né angosciare Berlino.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.