La Banca d'Italia (foto LaPresse)

Anche la lagna dei banchieri deve finire

Redazione
Le giaculatorie che giungono incessanti dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e dell’Associazione bancaria italiana all’indirizzo della Banca centrale europea paiono tardive e capziose

Le doglianze dei banchieri per una regolamentazione eccessiva in Europa sono legittime in quanto il quadro normativo si sta facendo negli anni sempre più labirintico e stringente. D’altronde è difficile che sia altrimenti visto l’andazzo della burocrazia europea, impegnata a infilarsi nella vita di aziende e cittadini stabilendo con direttive ad hoc la curvatura delle banane e dei cetrioli o la dimensione delle vongole ecc. Il modus operandi è identico nell’industria agroalimentare e in quella bancaria. Ma le giaculatorie che giungono incessanti dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e dell’Associazione bancaria italiana all’indirizzo della Banca centrale europea paiono tardive e capziose.

 

La Bce, dicono i rappresentanti dei banchieri, con i tassi bassi assottiglierebbe i profitti degli intermediari, renderebbe farraginose le fusioni tra banche pilotandole e imponendo improponibili requisiti di capitale e tagli dei costi à la carte nonché indirizzi di governance, oppure impedisce i salvataggi pubblici – evitati in Italia perché l’industria era considerata nel complesso solida dagli stessi banchieri – in quanto è stata recepita la direttiva detta bail-in che infligge le perdite necessarie a impedire il fallimento di un istituto in capo ai privati e non più ai contribuenti. Detto ciò è evidente la tendenza del regolatore a farsi pianificatore ma è altrettanto vero che può usare solo la discrezionalità che gli stati membri gli concedono.

 

Ci sono pure distorsioni palesi d’ogni ordine e grado: Deutsche Bank è stata favorita negli stress test dalla Vigilanza della Bce, mentre lo stesso organismo presieduto dalla francese Danièle Nouy s’è appena opposto alla partecipazione azionaria di Fininvest, un’azienda privata, in Mediolanum, banca privata rispettata e rispettabile, in contrasto con la sentenza di un tribunale amministrativo italiano. Tuttavia è curioso che la Banca d’Italia, membro del board Bce, e la lobby bancaria italiana, non certo l’ultima d’Europa, declamino fuori tempo massimo un consumato cahier de doléances come se, per dire, quando il bail-in veniva prima discusso (se ne parla almeno dal 2010) e poi recepito in Italia fossero altrove. Per ricordare Guido Carli, chi ora si indigna avrebbe dovuto mettersi di fronte a uno specchio e ordinarsi di provvedere “con suoni gutturali”, da militari, verso l’Europa. Appunti e rimedi funzionano, le lacrime di coccodrillo non servono mai.

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