Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

L'intesa italo-azera non passa più (solo) dal petrolio. Parla l'ambasciatore

Alberto Brambilla
La produzione di idrocarburi azera calerà dell’1-2 per cento l’anno nei prossimi quattro anni, per questo Baku vuole diversificare la sua economia. L’Italia può essere d’aiuto. Ecco come.

Roma. L’Italia e l’Azerbaigian, la prima potenza energetica del Caucaso, possono trovare reciproca assistenza durante il decorso della crisi economica globale. E’ questo il messaggio emerso alla quarta sessione della commissione intergovernativa per la cooperazione economica riunitasi ieri alla Farnesina con il ministro dell’Energia azero, Natig Aliyev, il ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni, e il sottosegretario agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova. La possibilità di estendere la cooperazione passa soprattutto dalla strategia azera di ridurre entro il 2030 la dipendenza dagli idrocarburi – settore che conta per il 30 per cento del pil – sviluppando altri comparti commerciali, come spiega al Foglio l’ambasciatore dell’Azerbaigian a Roma, Mammad Ahmadzada, 39 anni, conoscitore dell’Italia e della nostra lingua, che ha conseguito laurea magistrale e master presso l’Università Corporate Eni. “L’Italia è un partner chiave”, dice l’ambasciatore.

 


L'ambasciatore azero a Roma Mammad Ahmadzada con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella


 

La produzione di idrocarburi azera calerà dell’1-2 per cento l’anno nei prossimi quattro anni, secondo le stime dell’Economist intelligence unit, mentre i prezzi del petrolio resteranno probabilmente sotto il picco del 2014. Per assicurarsi una crescita economica sostenibile, Baku vuole diversificare la sua economia. L’Italia può essere d’aiuto: “C’è molto spazio per ampliare la cooperazione in settori di mutuo interesse, soprattutto in termini di acquisto di tecnologie utili a sviluppare le nostre piccole e medie imprese nei settori non-oil”, dice l’ambasciatore Ahmadzada.

 

L’Azerbaigian ha una quota minima di esportazioni di beni diversi dagli idrocarburi, pari all’8,6 per cento – contro il 91,4 del settore oil –, divisa tra tessile, chimica, metallurgia, agricoltura e allevamento. Il principale è l’agroalimentare con il 3,8 per cento dell’export totale. “Dobbiamo lavorare per aumentare l’export non-petrolifero – dice Ahmadzada – Abbiamo terre fertili, nove tipi di clima, l’agroalimentare è stato il settore più grande durante l’Unione sovietica e ora impiega quasi il 40 per cento della forza lavoro. Ma dobbiamo potenziare anche l’import soprattutto in termini d’investimenti. Penso a logistica e infrastrutture. Puntiamo al progetto di rivitalizzazione della ‘Via della Seta’ con la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars – da completare entro l’anno – che velocizzerà lo scambio di merci tra Asia ed Europa. E sulla creazione del nuovo porto commerciale di Baku, la nostra prima zona economica speciale con agevolazioni fiscali”.

 

L’Italia è stata destinataria di crescenti investimenti dall’Azerbaigian e ha diversificato le fonti di approvvigionamento energetico. L’Azerbaigian è il primo fornitore di petrolio dell’Italia dal 2012, dopo che la Libia è diventata teatro bellico, e sarà tra i principali fornitori di gas quando il “corridoio sud” che da Baku passa per Turchia, Grecia e termina in Puglia col Trans Adriatic Pipeline (Tap) sarà operativo. Saipem s’è assicurata a maggio un contratto da 1,5 miliardi per sviluppare la fase due del giacimento di Shah Deniz, la fonte del gasdotto che entrerà in produzione nel 2019. L’Italia farà parte di una rete energetica integrata e diversificherà gli approvvigionamenti di gas rispetto alla Russia a un prezzo favorevole. Il Tap era un obiettivo strategico della Strategia energetica nazionale del governo Monti del 2012, ma l’impegno di Roma su questo fronte è stato tardivo. Il primo presidente del Consiglio a visitare Baku è stato Enrico Letta nel 2013, che ha inaugurato una serie di incontri bilaterali – Ilham Aliyev, il presidente azero al potere dal 2003, è stato in visita ufficiale a Roma nel 2014, dove ha firmato la dichiarazione di partenariato strategico bilaterale, e poi nel 2015 per l’Expo a Milano. L’ambasciatore dice che è auspicabile intensificare le visite diplomatiche italiane in Azerbaigian: “Stiamo lavorando per avere più visite ufficiali di alto livello a Baku perché sono sicuro che aiuteranno a rafforzare non solo le nostre già ottime relazioni ma anche ad approfondire i nostri rapporti economici”.

 

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.