Se Renzi non rottama il Fiscal compact, la sua è destinata a rimanere ammuina

Gustavo Piga
“Non dichiariamo guerra, ma sulla legge di Stabilità non siamo al discount”, dice Renzi.
Detto ciò, prendere di petto Bruxelles e Berlino ha senso? Un girotondo di opinioni

Intanto mettiamo agli atti il tempo perso da questo governo in una strategia, quella di ingraziarsi Germania ed Europa, che non ha portato alcun vero beneficio. L’austerità cosiddetta flessibile sottoscritta e esaltata da Renzi è stata e continua a essere un disastro, per un paese che cresce metà della media dell’Eurozona e che deve la sua ripresina a fattori esterni come il cambio, i tassi d’interesse, il prezzo del petrolio. Durante la crisi greca il Governo italiano poteva essere l’ago della bilancia per un esito più solidale che avrebbe cambiato i connotati europei in meglio: altra occasione buttata al vento con un atteggiamento supino verso i tedeschi. Se questo nuovo atteggiamento non è figlio di una maggiore visione strategica e comprensione degli errori di questa costruzione europea e dei ritardi cronici italiani, ma solo di un posizionamento tattico per rintuzzare la crescita dei movimenti di opposizione, Renzi perderà due volte: sarà ancora meno credibile in Europa (“i soliti italiani”) e non guadagnerà consensi in Italia (“too little too late, Mr. Renzi”).

 

E’ evidente che il Fiscal compact è il nemico esterno che Renzi deve finalmente combattere mostrando quel coraggio che finora non ha avuto. Per farlo deve avere alleati robusti. Gli suggerisco, vista l’ipocrisia francese a prendere di petto i tedeschi, di farlo approfittando dell’occasione più propizia, quella del referendum britannico sull’uscita dall’Unione. I britannici (e Cameron che li rappresenta) sono sempre stati pragmatici e hanno una visione realistica di cosa vada fatto per far ripartire il motore economico europeo: l’Italia ci si allei immediatamente, sostenendo la loro piattaforma di riforma dell’Unione. Ma è anche ovvio che Renzi deve mostrarsi più credibile, per evitare l’appellativo di opportunista che si sta appiccicando addosso. E anche qui basterà imparare dai britannici quali sono le riforme che contano e farle proprie: la spending review è la più ovvia. Fino a quando (come ha fatto Renzi sinora) continueremo a sprecare risorse, tagliando gli investimenti pubblici invece degli sprechi, siamo destinati a contare nulla sullo scacchiere europeo e globale, relegati alla serie B della geopolitica.

 

Gustavo Piga è Professore di Economia, Università Tor Vergata di Roma