Janet Yellen (foto LaPresse)

Il nuovo mondo di Janet Yellen

Alberto Brambilla
La Banca centrale americana chiude l'èra dei tassi a zero dopo sette anni. Come da attese la Federal Reserve rialza i tassi di 25 punti, portandoli dal range 0 - 0,25 per cento a 0,25 - 0,50 per cento. Quello del Fomc, il comitato che decide la politica monetaria, è stato un voto all'unanimità.

Roma. La Federal Reserve americana ha cominciato a cambiare il mondo, rialzando i tassi per la prima volta dal 2008, sette anni di denaro a costo zero con cui ha inondato i mercati finanziari, correndo il rischio di generare ripetute bolle speculative (anche se già da un anno ha iniziato a ritirare la liquidità immessa). L’aumento dei tassi di 25 punti base, in una fochetta tra il 0,25 e 0,5 per cento, annunciato alle 20.00 dopo la riunione del comitato direttivo, è di entità minima, dato che si riparte dal punto più basso mai raggiunto, ma la portata simbolica è significativa. Nei mesi passati il numero delle Banche centrali che hanno alzato i tassi è stato quasi equivalente a quelle che li hanno abbassati o che hanno sostenuto politiche monetarie ultra-accomodanti.

 

La Fed cambia l’indirizzo delle politiche monetarie globali inaugurando una stretta che segnala la pausa di un’espansione monetaria seguita dagli altri principali Istituti che sembrava non avere fine. La Fed ora cambia gioco, spostando il suo enorme peso. Gli investitori, gli analisti, e i media hanno discusso di “rialzo sì, rialzo no” fino alla nausea al punto da avere assorbito sia psicologicamente sia nelle scelte di portafoglio qualsiasi decisione avrebbe preso il presidente Janet Yellen sottoposta a pressioni di segno opposto a settembre, per poi digerire un aumento dei tassi nei mesi successivi mentre i rappresentanti della Banca centrale americana trovavano consenso sulla stretta. Il Fondo monetario internazionale, il G20, la Banca mondiale consigliavano cautela e consigliavano di proseguire l’espansione a settembre. La Banca dei regolamenti internazionali, la Bundesbank e l’Ocse, invece, consigliavano di mettere fine all’epoca della liquidità facile, troppo prolungata e oltremodo rischiosa. Il presidente dalla Fed è stata anche criticata nei mesi scorsi per essersi chiusa in un muto ermetismo con l’avvicinarsi di una decisione essenziale – ha disertato il simposio del Banchieri centrali di Jackson Hole di quest'anno – tanto da rischiare di mettere in discussione la credibilità dell’Istituto agli occhi degli investitori impazienti di ricevere un segnale. Il segnale è arrivato, a dicembre, e ora è interessante capire per i mercati quale sarà il percorso del rialzo che seguirà durante l'anno prossimo, percorso che si preannuncia "graduale". Come a dire che se i tassi sono rimasti a zero a lungo resteranno vicini allo zero per altro tempo ancora.

 

[**Video_box_2**]“Più importante del rialzo in sé, saranno le indicazioni sulla futura politica di rialzi e sul ritiro degli stimoli”, dice al Foglio Paul Donovan, capo economista della banca svizzera Ubs. Ricevere segnali ulteriori è funzionale anche per i colleghi di Yellen. La decisione influenzerà sicuramente la Bank of England che dal 1970 segue pedissequamente la rotta tracciata della più giovane cugina americana. Alcuni analisti, riporta l’Economist, azzardano addirittura che una manovra sui tassi a Washington ha il 23 per cento di probabilità di essere “copiata” a Londra entro tre settimane. Il segno comunque che un’epoca si è appena conclusa, e se ne apre un’altra altrettanto carica di incognite.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.