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Così welfare e tecnologia “selezionano” l'immigrazione verso l'Europa

Giorgio Arfaras
Si hanno i profughi politici e i migranti economici. La direzione della decisione politica in Europa è quella di stringere i flussi dei migranti economici per aiutare la concessione dell’asilo ai profughi politici. La migrazione economica ha però dei forti incentivi.

Si hanno i profughi politici e i migranti economici. La direzione della decisione politica in Europa è quella di stringere i flussi dei migranti economici per aiutare la concessione dell’asilo ai profughi politici. La migrazione economica ha però dei forti incentivi. Degli incentivi forti a sufficienza per complicare ed anche molto la soluzione della tragedia in corso.

 

Si può misurare la differenza fra gli europei ricchi e quelli poveri, così come quella fra gli africani ricchi e quelli poveri: si ha la differenza fra le cosiddette classi di reddito. Si può misurare la differenza fra l’europeo medio e l’africano medio: si ha così la cosiddetta differenza per luogo di nascita. Quale delle due differenze conta per davvero? La gran parte degli umani nasce e muore nello stesso paese. La notevole differenza fra il reddito medio europeo e quello africano esiste perciò già alla nascita. Possiamo definire questa differenza come una “rendita di cittadinanza”. Una differenza che dipende dalla fortuna e non da un merito. Si ha così un incentivo ad “arbitrare”: un africano può desiderare di venire in Europa per avere un reddito più alto, invece di aspettare decenni per avere, forse, lo stesso reddito nel proprio paese.

 

Facendo i conti – reddito pro capite a parità di potere d’acquisto espresso in dollari – si scoprono delle ovvietà. Uno statunitense medio e uno svedese medio hanno un reddito che è pari al triplo di quello di un congolese medio. Il risultato cambia se si mettono a confronto gli svedesi poveri con i congolesi poveri. Il reddito dello svedese povero si avvicina a quattro volte quello del congolese povero. Arriviamo al dunque: un congolese che emigra può sognare un reddito che è almeno tre volte quello del paese che abbandona. Complichiamo ora il ragionamento con la distribuzione del reddito negli Stati Uniti e in Svezia. Il congolese che va negli Stati Uniti può avere un reddito eguale a quello dei poveri statunitensi. Il reddito dei poveri statunitensi è inferiore a quello dei poveri svedesi, ma il reddito dei ricchi statunitensi è maggiore di quello dei ricchi svedesi.

 

[**Video_box_2**]Segue che, se il congolese è avverso al rischio, emigra in Svezia. Segue anche che, se è propenso al rischio, emigra negli Stati Uniti. Detto con più precisione, se ha un basso grado di istruzione, e se l’istruzione è all’origine dell’ascesa sociale, sceglierà la Svezia, perché può aumentare il suo reddito senza rischiare troppo. Se, invece, ha un alto grado di istruzione, e se l’istruzione è all’origine dell'ascesa sociale, sceglierà gli Stati Uniti, perché può aumentare il suo reddito rischiando molto. L’emigrazione a bassa istruzione – gli africani – andrà così verso i paesi con stati sociali diffusi, mentre quella ad alta istruzione – gli asiatici – andrà verso i paesi con alta mobilità sociale. Tutto questo per dire che l'Italia, che è vicina ai luoghi da cui partono gli emigranti ed ha uno stato sociale diffuso, non può non attrarre gli emigranti a bassa istruzione.

 

Detto degli incentivi economici, inseriamo nel ragionamento la tecnologia. Una volta si aspettava la lettera del parente emigrato per mesi, oggi la mamma può ricevere ogni giorno un sms dal figlio, o vederlo via Skype, rendendo il distacco meno spaventoso psicologicamente. Una volta l’organizzazione dell’imbarco dei clandestini era piuttosto complicata, oggi viene semplificata dalle mappe che guidano – cambiando il percorso a seconda delle avversità – verso la destinazione, e dai contatti in tempo reale della rete di trafficanti di uomini.

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