Uno stabilimento dell'Ikea negli Stati Uniti (foto laPresse)

Domenica bestiale

Redazione
Se le aperture festive, così divisive in Italia, sono oro per Londra

I dipendenti di Ikea in Italia hanno indetto uno sciopero nazionale questo sabato per protestare contro la revisione peggiorativa della retribuzione proposta dall’azienda nel contratto integrativo in discussione. E’ il primo sciopero nella storia del colosso svedese dei mobili e segna una discontinuità nella tradizionale concordia  tra sindacati e azienda. L’idea di Ikea, che durante la crisi ha limitato gli esuberi al minimo, è recuperare parte delle risorse perse (52 milioni di perdite) dalla revisione dei premi di produzione, delle paghe nei giorni festivi e altro per tornare a investire. Al di là della disputa specifica, è anche grazie alle aperture domenicali che i grandi distributori di beni di consumo hanno resistito alla perdurante stasi dei consumi e garantito livelli occupazionali accettabili. Secondo Federdistribuzione, le aperture domenicali hanno sostenuto i fatturati e la liberalizzazione degli orari ha evitato licenziamenti o permesso nuove assunzioni. Sono i consumatori a chiedere orari flessibili. Il 67 per cento degli adulti è favorevole alle aperture domenicali, l’82 per cento tra i minorenni (Ispo). Il 75 per cento delle famiglie ritiene utile l’apertura di ipermercati, supermercati e discount nei festivi (Nielsen). I sindacati dei lavoratori del commercio, invece, non sembrano tenere in considerazione le preferenze dei consumatori, osteggiano le liberalizzazioni orarie per le ricadute sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e asseriscono di non percepire miglioramenti dell’occupazione e dei consumi.

 

Lo sostengono per esempio a Bologna dove in questi giorni le sigle confederali manifesteranno davanti agli esercizi commerciali che restano aperti fino alle 23. Nel Regno Unito tutto ciò sarebbe un’eresia. Visto l’appetito per lo shopping domenicale, il cancelliere dello Scacchiere George Osborne annuncerà oggi l’eliminazione dei vincoli orari alle aperture domenicali: il limite di 6 ore per i negozi più grandi (visto che per i piccoli vige il totale laissez-faire) viene cancellato, e la decisione sulle fasce orarie è lasciata ai comuni. Il Tesoro ritiene che le nuove misure in vigore da autunno con l’Enterprise Bill potranno creare migliaia di posti di lavoro, generare centinaia di sterline di extra-guadagni per i negozianti, e aiutare i negozi fisici a essere competitivi nei confronti dei negozi online sempre più popolari. La chiesa anglicana, che si oppone alle aperture nel “settimo giorno” perché teme che i fedeli preferiscano lo shopping alla preghiera, se ne farà una ragione.

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