Un momento prima della riunione dell'Eurogruppo di giovedì scorso (foto laPresse)

Keep calm and have a summit

Redazione
Il merito, la realpolitik e l’ideologia. A che punto è l’intesa su Atene

Sulla Grecia l’accordo non è mai stato così vicino, ma non è mai stato così lontano. “Abbiamo consigliato a Alexis Tsipras di accettare l’offerta molto generosa che c’è sul tavolo”, ha detto ieri la cancelliera tedesca, Angela Merkel, sottolineando che l’Eurogruppo di oggi è l’ultima possibilità per salvare la Grecia dal default e dalla possibile uscita dall’euro. L’offerta, che accompagna un prolungamento di cinque mesi del programma di assistenza, è composta da un consistente sconto sull’avanzo primario (1 per cento contro il 3,5), alcune concessioni su misure di bilancio e riforme strutturali e 15,5 miliardi di euro per coprire il fabbisogno finanziario greco fino a novembre. Le divergenze tra Atene e i creditori si sono assottigliate di molto. Iva per alberghi e isole, taglio dei sussidi alle pensioni più alte, riduzione della spesa militare e privatizzazione della società elettrica pubblica: complessivamente poche centinaia di milioni. Non è una cifra per cui valga la pena mettere in pericolo l’integrità dell’Eurozona e condannare il popolo greco alla miseria. Ma Tsipras ha risposto che non accetterà “ricatti e ultimatum” e ha fatto sapere di aver rigettato l’offerta.

 

I creditori hanno ciascuno una ragione per non cedere ulteriormente a Tsipras. Il Fondo monetario internazionale deve rispettare le sue regole, per le quali ogni concessione sull’avanzo primario deve essere coperta da futuri sconti sul debito. L’Eurozona non vuole parlare di ristrutturazione, se non come premio una volta che gli impegni saranno stati rispettati dalla Grecia. Qualche governo europeo è tentato dal punire Syriza per educare gli elettori pronti a votare Podemos in Spagna o Front national in Francia. Ma la principale ragione del mancato accordo è ideologica. Tsipras è un leader nazionalista, anticapitalista e antiliberale, che rinnegherebbe la sua natura facendo compromessi con il Fmi “criminale”, la Bce “strangolatrice” o la Germania del “waterboarding fiscale”. L’Eurozona è una democrazia transnazionale imperfetta e incompleta, dove si confrontano 19 governi ugualmente legittimi che arrivano a compromessi pragmatici. La Grecia di Syriza non negozia con la “dittatura della Troika”: la vuole abbattere. Ma la rivoluzione con i soldi degli altri di Tsipras non è compatibile con la democrazia europea.