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Il senso per il mezzogiorno industriale della visita di Renzi a Melfi

Federico Pirro
La visita odierna del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alla Sata-FCA di Melfi ha una forte valenza politica per tutto il paese e per l’Italia meridionale.

La visita odierna del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alla Sata-FCA di Melfi ha una forte valenza politica per tutto il paese e per l’Italia meridionale. L’impianto della Fiat con i suoi 7.917 addetti diretti - più 2.500 nelle 18 aziende dell’indotto di primo livello, destinati anche’essi ad aumentare – è divenuta la seconda fabbrica d’Italia per occupati dopo l’Ilva di Taranto (11.480), è stato ammodernato con un investimento di 1 miliardo di euro per produrre Jeep Renegade e 500X soprattutto per i mercati esteri e porterà sul mercato circa 390mila autovetture dei due nuovi modelli e della Grande Punto che continuerà a essere prodotta in 80 mila pezzi.    

 

E’ ripartito dunque l’automotive nel mezzogiorno che vanta altre presenze di grandi fabbriche in Abruzzo (della Sevel, joint-venture Fiat-Peugeot ad Atessa per la costruzione di veicoli commerciali leggeri), sempre di Fiat-Chrysler a Termoli, Foggia, Bari, Pomgliano d’Arco, e poi di Bosch, Getrag, Bridgestone, Graziano Trasmissioni ed Skf a Bari, e ancora di Dayco, del Gruppo Adler di Paolo Scudieri e di altre aziende in diversi siti.    

 

Le scelte strategiche di una grande azienda multinazionale come la FCA, l’impegno del governo sull’Ilva, e su tante altre vertenze nel sud sono la dimostrazione che l’Italia meridionale e larga parte del suo apparato di produzione manifatturiera sono considerate tuttora risorse preziose per l’intero paese e la sua competitività globale, tanto da attirarvi nuovi e cospicui investimenti pubblici e privati.    

 

[**Video_box_2**]Infatti, come dimostrano ormai da anni anche gli studi autorevoli della Smr del Banco di Napoli su automotive, aerospazio e comparto della moda, tante delle industrie localizzate nel sud, sia di gruppi esterni al territorio che di imprenditori locali sono competitor spesso di livello internazionale che contribuiscono alla crescita più complessiva dell’Italia. Pertanto ogni raffigurazione del mezzogiorno che continui a presentarlo alle soglie della desertificazione industriale è del tutto lontana dalla realtà. Già esistono nel meridione le leve strategiche per il suo rilancio al servizio del paese.    

 

Federico Pirro è docente di Storia dell'industria dell'Università di Bari

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