Sergio Marchionne (foto LaPresse)

L'Assemblea generale di Marchionne

Redazione
La decisione di snobbare l’assemblea annuale di Confindustria questo giovedì e visitare invece lo stabilimento Fiat-Chrysler di Melfi lo stesso giorno è un atto simbolico e di sostanza da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

La decisione di snobbare l’assemblea annuale di Confindustria questo giovedì e visitare invece lo stabilimento Fiat-Chrysler di Melfi lo stesso giorno è un atto simbolico e di sostanza da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Marca nuovamente una scelta di campo: il modello delle relazioni industriali italiane è quello introdotto da Fca, distante anni luce da un establishment economico adagiato sulla rendita che con leggerezza, nel 2011, lasciò piovere su Marchionne insulti da ogni parte senza mai fare ammenda. Se oggi andiamo a vedere i numeri della ripresa industriale del primo trimestre, senza l’auto sarebbero prossimi allo zero.

 

Renzi al pari di Marchionne è convinto che la Confindustria sia un ingranaggio lento del sistema economico. I due hanno una convergenza di interessi alimentata in queste settimane dai balbettamenti confindustriali – diamo la possibilità di scegliere tra i contratti nazionali e quelli aziendali – che fanno passare il messaggio di non volere cancellare il potere d’interdizione della Cgil, se non in tempi biblici. La battuta non felice del premier sul “sindacato unico” intendeva riferirsi forse a meccanismi in cui c’è una “sintesi unitaria”, ovvero i lavoratori votano in azienda e si decide a maggioranza (su uno sciopero, ad esempio). Altra cosa che piace a Marchionne e non piace alla Cgil. Il manager col pullover avrà modo di gustare la rivincita a Melfi, fabbrica di Jeep e 500X a ciclo continuo, tra giovani operai specializzati, nel sud spesso etichettato a torto “deserto industriale”. A Renzi non spiacerà dargli manforte – dicono abbia maldigerito il sarcasmo del Sole 24 Ore sul tesoretto “arma di distrazione di massa”.

 

Marchionne, intanto, prepara un’altra campagna, stavolta internazionale, per scuotere l’intero settore. S’è mosso presso Gm per saggiare la possibilità di una fusione con la sua Fca, ha pregato gli analisti di evidenziare il fatto che senza aggregazioni in un’industria che produce più capitale del necessario non si riusciranno ad agganciare innovazioni rivoluzionarie (auto senza conducente e altro). Farlo implica un’uscita definitiva dalla logica novecentesca cui sono affezionate le grandi case. Ma su questo, è pronta la stessa Fca?