Piante di banani geneticamente modificati in Uganda

Ong umanitarie convertite (di nascosto) alla stregoneria anti Ogm

Giordano Masini
Non è la prima volta che succede. Nel 2011, mentre nel Corno d’Africa imperversava un’impressionante carestia, alcuni ministri del Kenya si sono trovati costretti a mangiare in pubblico prodotti geneticamente modificati per sfatare le leggende che Olivia Langhoff, direttrice di Greenpeace Africa Campaign, stava diffondendo.

Non è la prima volta che succede. Nel 2011, mentre nel Corno d’Africa imperversava un’impressionante carestia, alcuni ministri del Kenya si sono trovati costretti a mangiare in pubblico prodotti geneticamente modificati per sfatare le leggende che Olivia Langhoff, direttrice di Greenpeace Africa Campaign, stava diffondendo tra la popolazione locale per dissuadere il governo dall’affrontare la crisi alimentare che cominciava a lambire il paese aprendo all’importazione di scorte di mais Ogm. Per dar da mangiare alla moltitudine di disperati che si stava riversando in Kenya dalla vicina Etiopia, sosteneva la Langhoff, sarebbe stato molto meglio promuovere l’agricoltura biologica.

 

Oggi veniamo a sapere che ActionAid, una delle più grandi associazioni umanitarie britanniche, in grado di raccogliere più di 47 milioni di sterline l’anno, ha messo in atto una massiccia campagna mediatica in Uganda contro gli Ogm. Foto di topi malati diffuse dagli attivisti nelle campagne, spot radiofonici nelle più importanti emittenti del paese, il tutto per radicare la convinzione, priva di fondamento, che gli Ogm provochino il cancro. Una campagna andata avanti per quasi un anno e mezzo, della quale il sito di ActionAid non ha mai fatto menzione e che oggi costringe i dirigenti dell’Ong, che ogni anno spende in Uganda più di un milione e mezzo di sterline, a chiedere pubblicamente scusa: simili allarmi sono stati uno sbaglio, hanno detto all’Independent, “che non sarebbe mai dovuto accadere, e sono stati interrotti”.

 

Il fine giustifica i mezzi, ha sostanzialmente ribadito il responsabile per l’Uganda di ActionAid, sottolineando come ai contadini ugandesi sia necessario rivolgersi con messaggi semplici e diretti. Quale messaggio è più semplice e diretto di una menzogna? E quale fine è più nobile del tentativo di sabotare un progetto sostenuto dalla Melinda e Bill Gates Foundation che prevede l’introduzione di una varietà di banana verde, la base dell’alimentazione in Uganda, resistente a un batterio che ne sta devastando le coltivazioni?

 

[**Video_box_2**]Nel frattempo resta da chiedersi per quanto tempo ancora dovremo assistere a questo vergognoso smercio di specchietti e perline colorate a danno delle popolazioni più vulnerabili del pianeta, e per quanto tempo ancora questi ricchi e ben pasciuti attivisti continueranno a scaricare il peso della loro cattiva coscienza su chi affronta condizioni di vita che a loro non farebbe male sperimentare. E per quanto tempo ancora, dalle nostre parti, continueremo a dar loro credito, visibilità e denaro.

 

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