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Di cosa parlare stasera a cena

Da Tirana a Istanbul: cosa vuol dire difendere l'Ucraina

Giuseppe De FiIippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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La novità di questi giorni è nella (non) sottile differenza tra impegnarsi per dare sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia e impegnarsi per difendere noi stessi, noi paesi europei, messi sotto minaccia militare ormai evidente dalla Russia. Capito questo passaggio finiscono tutte le polemicuzze sciocche sull’Ucraina, su chi ha fatto il primo passo, sulla guerra per procura, sulla Nato e qualunque altra idiozia propagandistica volete ricordare. C’è solo, davanti ai nostri occhi, la necessità di attrezzarsi come hanno cominciato a fare da soli i paesi confinanti con la Russia o molto vicini alla sua sfera di immediata influenza militare. Qui sta la spiegazione dello sforzo tedesco e del lavoro congiunto di britannici e francesi e del protagonismo dei polacchi.

Il gioco di posizionamento tra Usa, Ue e Russia, quella specie di tattica di risulta di cui si era parlato come possibile strada per l’Italia, perde totalmente di senso. Resta, invece, l’effetto anche politico di consolidamento dei legami di alleanza e dell’intesa comune tra paesi europei, una spinta che supera anche i confini amministrativi dell’Ue e raggiunge ovviamente l’Ucraina insieme a Uk e nordici e ha una capacità di attrazione anche su paesi esposti all’instabilità del mediterraneo. Questo era il messaggio, come si diceva qualche decennio fa, degli incontri più recenti tra leader europei e specialmente di quello di oggi a Tirana, proprio in quella Comunità politica europea inventata all’esordio dell’aggressione russa al cuore dell’Ucraina.

C’è una risposta indiretta al “Nessun dorma” di Sergio Mattarella.

Cosa ha detto Volodymyr Zelensky.  Ma tutti noi europei veniamo da anni di bassa spesa militare.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

La posizione italiana: “Non c’è nulla di più europeo della tenacia degli ucraini”, dice Giorgia Meloni.

 

Fatto #2

Cosa stava succedendo a Istanbul. Assente Vladimir Putin e non presente Donald Trump, le delegazioni russa e ucraina si sono comunque incontrate.

 

Fatto #3

Si propone la Santa Sede come luogo per colloqui diretti e questa volta senza assenze (c’è qualche curiosità storica nel derby Roma-Istanbul, intendendo il Vaticano come nucleo storico, anche se ora autonomo, della Roma cristiana).

 

Oggi in pillole

  • Edi Rama istrione quasi berlusconiano nei rapporti politici internazionali (in ginocchio per accogliere Meloni).
  • Il raduno degli xenofobi, tra strali dell’opposizione e mano dura del governo.
  • Un complotto in meno (e che complotto) e ci sentiamo subito meglio.
  • Un tormentone in più e ci sentiamo ancora meglio.
  • La tortilla che non deperisce.
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