Foto di The Climate Reality Project, via Unsplash 

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Pil e occupazione tengono, l'economia italiana non cede alla recessione

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Per leggere la versione senza paywall, iscriviti alla newsletter "Di cosa parlare stasera a cena" a questo link. È gratis!


 

L’economia italiana non cede alla recessione, malgrado il primo trimestre in calo rispetto al precedente dopo sette trimestri di continui rialzi del prodotto interno. L’andamento tendenziale dell’economia, quello calcolato su dodici mesi prima, continua a tenere un passo sufficiente a far prevedere un po’ di crescita anche nel 2023 e a far chiudere il 2022 sopra alle attese fissate dal governo. Ed è una crescita che tira anche l’occupazione (fatto non scontato), con un nuovo record di occupati. Il mercato del lavoro sarebbe anche più forte di quanto si registri, se non ci fosse l’effetto di un rilevante e frequente mancato incontro tra domanda e offerta. Mentre continuano a diminuire i contratti a termine, in buona parte convertiti in assunzioni a tempo indeterminato.

In questo quadro si possono fare tante proposte politiche per migliorare l’efficienza del mercato e per favorire la crescita dei salari e gli investimenti delle aziende. Una, però, che sta prevalendo nel dibattito congressuale del Pd, sembra, tra le tante proposte, la più insensata. Parliamo dell’abolizione dell’insieme di regole chiamato Jobs act. L’osservazione delle tendenze del mercato del lavoro, ormai stabili da qualche mese, dovrebbe far immaginare interventi sul lato della formazione, dell’incontro tra domanda e offerta, sulle distorsioni create dal peso fiscale e contributivo, ma non sulle regole che riguardano le assunzioni e i contratti. Perché se il record dell’occupazione e la diminuzione dei rapporti lavorativi a termine indicano qualcosa è proprio la validità delle regole fissate con l’ultimo tentativo di riforma del mercato del lavoro, regole più flessibili sulla licenziabilità ma più stabili nella generalità delle coperture e tutele in caso di disoccupazione.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

E anche in Francia (un esempio delle economie europee che, nella propaganda russa, dovevano essere travolte dalla nuova crisi energetica) va tutto molto bene, ma le proteste per la politica economica, soprattutto per l’innalzamento dell’età per la pensione, non si fermano. E poi c’è la malinconica e irrealizzabile (nella realtà concreta dei fatti) Brexit

Fatto #2

Ogni tanto bisogna ripetere che il sostegno all'Ucraina serve a far cessare la guerra e non ad alimentarla. Utile ribadirlo specialmente in un paese che comincia a vacillare nella convinzione maggioritaria della semplice verità appena enunciata. Oggi lo ha dovuto ricordare Sergio Mattarella mentre accoglieva a Roma la presidente dell’Ungheria, cioè di un paese che occhieggia ogni giorno di più a posizioni ambigue nel rapporto con la Russia di Vladimir Putin. E sono proprio Austria e Ungheria a mettersi di traverso al sostegno europeo all’Ucraina

Fatto #3

L’attività di sostegno ai migranti in difficoltà da parte della Geo Barents va avanti, senza interruzioni dovute alle misure limitative sulle quali il governo aveva fatto molta propaganda. Bene così, mentre su sbarchi (in aumento) e controllo del mare il governo meloniano si sta esibendo in un (meritorio) esercizio di disattenzione e di disapplicazione delle proprie direttive

 

Oggi in pillole

Di più su questi argomenti: