DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Il governo incontra i sindacati e stempera (per ora) le tensioni

Giuseppe De Filippi

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A Palazzo Chigi si stemperano le attese di sfracelli (per Maurizio Landini, ancora ieri, o si dava ascolto in pieno alla Cgil o in autunno “esplode l’Italia”) sull’incontro tra governo e sindacati e si entra in una fase di gestione concertata, come da sostantivo scelto all’inizio degli anni Novanta, dai governi che dovettero occuparsi di ridurre l’inflazione. Certo, assieme alla questione dei prezzi c’è quella del lavoro da remunerare e da inquadrare meglio. La strada è, in parte, nella riduzione del cuneo fiscale e, per molti altri aspetti, nel riconoscimento di migliori meccanismi di carriera, nella formazione (anche continua), nella partecipazione alle scelte aziendali, nell’organizzazione su progetti e non solo e sempre per mansioni.

Sembrano obiettivi di lungo termine, e in parte lo sono, ma resta utile che questo governo, con la sua peculiare visione della durata, se ne occupi, almeno per gettare le basi della trasformazione del mercato e delle condizioni del lavoro in Italia. Tornando agli sfracelli sociali mancati, succede che il clima concertativo, con annunci di prossimi interventi per decreto, contagi anche la maggioranza politica (o la parte che ne resta) per far sì che il governo vada avanti. Sono conflitti, quelli visti oggi, paradossalmente stabilizzanti per la situazione politica. Giuseppe Conte e i suoi uscitori da aule, cullati solo dalla lira di Marco Travaglio, sono sempre più politicamente incongrui.

Le tre "cose" principali

Fatto #1
Il governo stringe sull’agenda sociale e per il lavoro, chiede pieno coinvolgimento delle parti sociali, parla di incontro andato benissimo. Mario Draghi è tra un ministro del Pd, Andrea Orlando, e uno leghista, Giancarlo Giorgetti. Ce n’è anche per il vecchio mestiere di Draghi, con un accenno agli sviluppi dell’economia. “L’Italia cresce- dice il presidente del Consiglio- ma le previsioni sono piene di rischi, primi tra tutti quelli sull’aumento del costo della vita”. E, comunque, niente ultimatum, please, perché un governo non lavora sotto ultimatum. Molto chiaro e anche affettuoso quando dice che i 5 stelle sono essenziali per la maggioranza.

Fatto #2
I leader sindacali hanno accettato di rivedere presto il governo.

Fatto #3
C’è la guerriglia dei taxi in corso, di nuovo e in forme imprevedibili (quindi attrezzatevi, con mezzi pubblici, amici, camminate). È contro il governo? Sì, ma in seconda battuta. Perché prima sembra che si stia svolgendo un regolamento di conti interno alla categoria, con una specie di mobilitazione di base contro gli accordi firmati da dirigenti storici, come Loreno Bittarelli. Il capo del 3570 (grande cooperativa romana) difende, il tweet è di pochi giorni fa, l’intesa intelligente con Uber e con il governo.

I tassisti ribelli, invece, tentano di capitalizzare la diffusione dei testi di colloqui tra Uber e politici per sollevare una specie di ondata di indignazione. Un’operazione fin troppo mediatica e programmata. Oggi ne parlava il Foglio.


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