(foto di Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

La guerra dei sindacati italiani. Cgil e Uil disertano la Cisl

Giuseppe de Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Ci sono tensioni inedite tra i sindacati italiani e meritano attenzione oltre a prestarci una possibile lettura delle divisioni politiche nella maggioranza di governo. Ieri i segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, erano seduti nella grande sala della Fiera di Roma ad ascoltare la relazione di Luigi Sbarra. Oggi entrambi non si sono presentati, seppure i loro interventi fossero indicati nel programma. La doppia buca, “per ragioni personali”, rappresenta uno sgarbo clamoroso e sancisce una inattesa rottura dell’azione unitaria dei sindacati, proprio quando tutta la società italiana è chiamata a contribuire con idee, comportamenti, realizzazioni, alla piena ripresa del paese.

 

Una rottura, ed è questo l’aspetto peggiore, non preparata da discussioni, confronti, assemblee, almeno non in modo visibile. Ci si vede, però, un’anticipazione della frattura che potrebbe separare gli schieramenti politici, ovviamente in vista della ricomposizione del quadro generale che seguirà alla maggioranza draghiana con tutti, o quasi, dentro. Sbarra con coraggio ha tenuto una relazione forte contro i “no” che frenano gli investimenti nelle infrastrutture, ha chiesto impegno per l’energia senza remore su nucleare o termovalorizzatori, si è schierato contro il “populismo giuslavoristico”. Insomma, ha colpito tutti i recessi in cui continua ad annidarsi il populismo politico e dai quali potrebbe riemergere.

 

Forse è questa schiettezza che non è andata giù a Landini e Bombardieri, forse è, invece, la scelta (ma appartiene alla più pura tradizione cislina) di sostenere in modo forte la contrattazione di secondo livello ora che l’inflazione sta colpendo di nuovo il potere d’acquisto e di impegnarsi perché ci sia un contributo dei lavoratori all’aumento della produttività. In compenso c’era Mario Draghi: “Siamo qui per fare ciò che serve, non per stare fermi”.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

La Commissione europea non molla sul progetto di confisca dei beni degli oligarchi russi. 

 

Fatto #2

È vero, le armi le promettono ma poi le mandano con una lentezza tale da renderle quasi inutili e sull’embargo di gas e petrolio dalla Russia sembrano giocare più per gli interessi di brevissimo termine delle loro aziende (che coincidono con quelli di lungo termine del Cremlino), ma i tedeschi continuano a tenere duro almeno sul fronte della retorica o, per essere meno malevoli, su quello del discorso pubblico. Il cancelliere Olaf Scholz oggi a Davos ha sposato in pieno la linea dura verso Mosca, dicendo che Vladimir Putin deve essere sconfitto e non può dettare le condizioni della pace e confermando i propositi di azzeramento, in tempi ragionevoli, delle forniture russe di gas e petrolio.

 

Fatto #3

Passata la pandemia (e non è vero), gabbato il vaccino (ed è molto pericoloso).

 

Oggi in pillole

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