(foto di Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Macron cerca la sponda di Xi Jinping per fermare Putin

Giuseppe de Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Fermento diplomatico e attivismo nel sostegno militare, apparentemente stanno aumentando insieme. Solo che del primo non si vedono risultati, che non siano fuffa con cui alimentare altra fuffa, e del secondo, invece, si vedono risultati chiarissimi. La diplomazia oggi registra la mossa del cavallo di Emmanuel Macron, presidente di turno dell’Ue oltre che della Francia, in un dialogo con il presidente cinese Xi Jinping. C’è da far sognare tutti i trattativisti, perché è quasi banale vedere in questo abbraccio affettuoso a Vladimir Putin da oriente e da occidente anche una meno affettuosa tenaglia. Insomma, un modo per dire con le buone minacciando però le cattive, anche per il completo isolamento economico e commerciale in cui la Russia si troverebbe se non mantenesse un buon rapporto con la Cina, dopo aver compromesso quello con l’Europa.

 

Speriamo bene, certo le parole dei due presidenti sembrano favorire un possibile rallentamento, se non interruzione, della guerra di aggressione, e, forse, con Xi impegnato in prima persona qualcosa può cambiare. Ah, ricordate sempre, col vicino a cena che ha visto troppi talk, che Macron ha posto come condizione per trattare il rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina. E comunque Macron aveva anche qualche condizione da porre e non solo collaborazione da cercare. Perché, invece, mentre le pratiche dittatoriali si esportano volontariamente la recessione e l’inefficienza economica sono contagiose per conto loro.

 

Ma resta che, finora, ha contato molto di più la seconda opzione e cioè la dimostrazione, da parte della Nato, degli Usa e in parte anche dell’Ue, di saper scegliere tempestivamente (i tempi brevi con cui sono stati resi disponibili gli aiuti militari agli ucraini, grazie al lavoro di intelligence americano, sono stati determinanti) come schierarsi e come sostenere il coraggio e la fermezza degli ucraini. Oggi ci sono novità anche sul fronte del sostegno militare, perché Joe Biden ha preparato un nuovo pacchetto di aiuti, intesi come spedizioni di armamenti e di servizi di supporto, e siamo ancora nell’ordine dei miliardi di dollari.

 

Le tre "cose" principali

 

Fatto #1

Dalle informazioni di intelligence arriva un quadro ben diverso di quello che si potrebbe attendere dall’iniziativa diplomatica. Mentre sembra smentito il cambio di attitudine di Putin verso un minore impegno bellico, anzi, sembra che sia prossimo uno sforzo maggiore, mentre sarebbe imminente l’imposizione della legge marziale in Russia (un segno di possibile difficoltà del regime putiniano di fronte al crescente dissenso verso la guerra e le sue conseguenze materiali). 

 

Fatto #2

Questi sono i rapporti di intelligence che Mario Draghi troverà sul tavolo del presidente Biden oggi a Washington e, si capisce, come la necessità di un lavoro strettamente coordinato tra Ue, Italia e Usa, ne sarà rafforzata.

 

Fatto #3

L’embargo, quello duro, sul petrolio, si avvicina. Lo dicono i francesi dopo un’ultima consultazione con i governi europei. L’accordo potrebbe essere comunicato già domani e anche il Giappone si allinea al blocco del commercio petrolifero con la Russia e avvia iniziative interne per prepararsi al razionamento energetico almeno per qualche mese, dando quindi prova di prendere sul serio questo impegno. Ma mantiene in operatività alcune operazioni controverse per l’approvvigionamento energetico.

 

Oggi in pillole

 

  • L’economia italiana è appesa ai mercati mondiali, ma non va malissimo.
  • Aridatece er puzzone: un pericolo mai sventato, anzi una minaccia continua.
  • Quelle inebrianti nuotate sopra al Tap nella splendida Melendugno (mentre il gas arriva e aiuta l’Italia e l’Ucraina).
  • La soluzione di wordle (gioco divertente, da consigliare) cambiata all’ultimo per non impelagarsi nel dibattito sull’aborto e la decisione imminente della Corte suprema degli Usa.