di cosa parlare stasera a cena

Conte tra due fuochi. Lo splendido discorso di Macron all'Ue

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Siete a cena e quindi, si immagina, non in un consesso di politologi o tra oscuri retroscenisti. Potete parlare e ragionare tranquillamente e, in questo modo, proporre una lettura delle ultime ore, basata su una rivelazione del Foglio sulla quale imbastire una bella e forse illuminante chiacchierata serale. Si tratta, pensate un po’, nientemeno che di un vertice tra due colleghi di partito, quindi apparentemente la cosa meno appassionante che esista. A vedersi sono stati Luigi Di Maio e Giuseppe Conte e uno potrebbe chiedersi cosa ci sia di tanto rivelatorio. Il punto è che il primo, il ministro degli esteri, è già da tempo in azione per l’elezione di Mario Draghi al Quirinale e il secondo, invece, come gli capita, è stato preso un po’ da dubbi e si è invischiato in colloqui abbastanza ampi, compreso qualche parlottio col suo ex vicepresidente del consiglio Matteo Salvini, finendo per dare sponda ai tentativi sul famoso nome segreto, magari centrista o chissà che. Conte forse non riesce a schierare più di una metà di ciò che resta del vecchio gruppo grillino, ma il suo passaggio netto al campo draghiano sarebbe la mossa definitiva per chiudere la partita del trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale. Questo succede per ragioni numeriche, ma soprattutto per ragioni politiche e tattiche, perché si toglierebbe qualunque tentazione di rottura del campo del centrosinistra e si potrebbe andare a chiudere un super accordo sinistra-centro-destra in stile quasi ciampiano.

Conte è figura politica da capire e da seguire senza lasciarsi andare a snobismi o altre sciocchezze. Tutti sanno che parla con Goffredo Bettini e gli chiede consigli. E lasciate stare il recente, apparente, ma fintissimo, screzio tra i due per un’intervista in cui Bettini definiva Conte più adatto a governare che a guidare partiti. Intanto perché questo Bettini lo pensa di qualunque essere umano lui escluso e poi perché il giudizio conteneva anche un amichevole consiglio. Per capire quale sia il consiglio dobbiamo andare indietro e ricordare le tante occasioni in cui Bettini si è speso in lodi dell’alleanza tra Pd e 5 stelle (mettendo sempre come corollario la rinascita di un centro liberale, europeista, con cui dialogare) e andando a vedere come, in quelle occasioni, sempre il dirigente del Pd ricordava come unico punto di dissenso sostanziale dalle posizioni grilline la venerazione dello strapotere, incontrollato e abusivo, dei magistrati sulla vita delle persone, quello che, sinteticamente ma imprecisamente, si chiama giustizialismo, e le storture che ne derivano.

L’impressione, deliziosa per chiacchiere a cena, è quella, insomma, di un Conte diviso tra due poli di influenza sulla sua persona, quello bettiniano (col caveat sulla magistratura) e quello del giornale d’area, il Fatto di Marco Travaglio, autore anche di un instant book in cui si critica la sostituzione repentina di Conte alla presidenza del consiglio. Inutile dire che del giustizialismo (sempre parole sintetica ma imprecisa) Travaglio è l’alfiere. Ma Conte, l’avvocato Conte, in queste ore forse ha dovuto scegliere. E, ci sembra di capire, è stato tentato dal collega di partito Di Maio con l’offerta di una via per tornare tra i politici con aspettative positive sul futuro e non con lo sguardo rancoroso al passato, insomma per passare dalla rabbia travagliesca in cui è ingabbiato alla serenità dimaiana e allo zen bettiniano. Metteteci poi i primi effetti della notizia delle indagini su Beppe Grillo per il reato molto travagliesco di traffico d’influenze ed ecco che l’incanto si rompe e Conte può tornare, con maggiore slancio, a fare politica nell’alveo affettuosamente creato dai suoi alleati, in uno schieramento di serie A, tra gente che sta nei posti giusti in Europa e in Italia.

Poi tutti si sono concentrati sui tre tweet identici dei partecipanti a un altro incontro, quello tra LeU, Pd e 5 stelle. Voi, a cena, parlate bene della tecnica dei tweet uguali, senza ironie sciocchine, anche perché se un incontro è ottimo, tolstoianamente, è uguale a tutti gli incontri ottimi e perciò è giusto raccontarlo usando tutti le stesse parole. Ma ricordate che la cosa importante era l’incontro a due di cui sopra (sì i grillini nel frattempo facevano confusione con un comunicato contro Draghi al Quirinale, ma era un’ultima zampata degli influencer giornalistici, poi prontamente cancellata)

 


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Le tre "cose" principali

Fatto #1: che poi c’è da ragionare, in Europa, con persone serie, vincenti e propositive, come Emmanuel Macron. Leggete o ascoltate il suo splendido discorso di apertura del semestre di presidenza francese dell’Ue e vedrete che è meglio confrontarsi con queste tesi invece di trastullarsi con le scemenze dei giustizialisti

Fatto #2: i segni di raggiungimento del picco e della probabile successiva rapida discesa dei contagi (grazie a vaccini e a restrizioni). Purtroppo c’è una tendenza ancora alla crescita per i contagi in età pediatrica

Fatto #3: dopo un battage micidiale sulla condizione drammatica della scuola, riaperta contro voleri regionalistici, opposizioni politiche, intimazioni sindacali, resta che il ministro Bianchi ha potuto sfoggiare alla camera una percentuale straordinaria di classi con lezioni in presenza, il 93,4% che comprendono l’88,4% degli studenti (tutt’altro che una situazione di emergenza)

 

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