(foto LaPresse)

di cosa parlare stasera a cena

Conte a Porta a Porta e il quasi accordo su Brexit

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La tregua di Natale infranta da un Porta a Porta degli auguri? L’occasione per fare il pacificatore nei giorni in cui tutti invocano, appunto, un po’ di pace, e per farlo nel salottone di Bruno Vespa, sembra sia sfuggita a Giuseppe Conte. Ma questi giorni ci hanno insegnato a ragionare freddamente e a considerare un aspetto innovativo rispetto alle liturgie politiche passate. Ne parlavamo anche ieri e questa sera da Bruno Vespa ne avremo ulteriore conferma: è saltato il modo di condurre il gioco politico e per la semplice ragione che avviene tutto allo scoperto. Non perché siano diventati tutti buoni e vogliosi di trasparenza, ma per altre ragioni, a cominciare dall’imperio dei social network, passando per la debolezza comunicativa della politica in quanto tale (che quindi deve cercare altri sbocchi), arrivando al ruolo ormai costante da 30 anni di partiti nuovi, senza storia, senza radicamenti, e quindi costretti a operare alla luce e senza trame nascoste, fino al paradosso di un presidente del consiglio che afferma espressamente di non appartenere a un partito (ma guidando un governo politico e non tecnico, per capirci, non è un Mario Monti). Da quest’ultima considerazione deriva una delle tante affermazioni di Conte che riaccenderanno lo scontro politico nella maggioranza. Perché (come si sa dalle anticipazione diffuse sulla registrazione del programma) alla domanda sulla delega dei servizi segreti, che sia Iv sia Pd gli chiedono di cedere, lui risponde, con una specie di furbo candore, che quella delega è del presidente del Consiglio o di persone del suo partito, ma lui un partito non lo ha e perciò…se la tiene. A domanda risponde poi su Mes, e ribadisce il no, su rimpasto, e ribadisce il no. Insomma non sembra fare nulla per dare un seguito alla tregua soprattutto con i renziani. Eppure qui azzardiamo ancora una volta l’idea che non succederà niente di speciale. E propri per quel nuovo modo di condurre il gioco politico di cui parlavamo prima. Certi “no” e certe provocazioni, da quando sono detti in pubblico, contano meno. Gli ultimatum, come si è visto, sono invece sbugiardati proprio nella loro finzione minacciosa. E la necessità di andare avanti reggerà anche a questi urti, forse. 

 

Le tre "cose" principali 

 

Fatto #1

Poi ci si mettono pure i grillini, con le loro fissazioni, tra cui una delle più insistenti e perniciose è l’obiezione anti-Tav. Insomma i grillini in commissione trasporti si sono rifiutati di sostenere il contratto di programma tra ministero e società che realizza l’infrastruttura italo-francese e l’aiuto decisivo è arrivato da Forza Italia. Aiuto poi prontamente, e anche correttamente, trasformato in richiesta di valutazione politica dell’accaduto da parte del governo, arrivando fino alla presa d’atto della mancanza di una propria maggioranza parlamentare su questioni di grande importanza e che impegnano direttamente più di un ministro. 

 

Fatto #2 

 

Qui si è detto più volte che Brexit è impossibile, per intendere che o si fa un accordo che lascia tutto più o meno com’è oppure si va nella confusione più totale. A quanto dicono le anticipazioni che circolano a Bruxelles l’accordo dovrebbe arrivare, un po’ a sorpresa, se non proprio questa sera al più tardi domani. Vedremo, ma avremo certamente la conferma che l’eventuale accordo consiste nel restare in Ue pur essendo formalmente usciti, insomma nel proseguire l’europeismo ma con altri mezzi e senza aver cambiato niente di sostanziale. Oppure consisterà nella distruzione delle prospettive di sviluppo del Regno Unito e perfino nella sua disgregazione. Perché, per dirne una, gli inglesi, che comprano direttamente e non attraverso i canali comunitari, pagano i vaccini anche il doppio di quanto si paga in Ue

 

Fatto #3 

 

Toh, i sindacati bocciano il piano di ristrutturazione dell’Alitalia

 

Oggi in pillole