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l'episodio

Intoppi d'estate. Le disavventure di un professore

Carlo Maria Simone

Un convegno su Ovidio si rivela una storia kafkiana. Treni stracolmi, caldo, panico e scioperi: tutto questo non fa da debellante per i turisti, ma per noi che in questo paese ci siamo nati

Breve storia triste (e hot). Devo recarmi a Pisa per tre giorni di convegno su Ovidio alla Normale. Finché sto sul Frecciarossa da Milano a Firenze, tutto alla grande. Poi cominciano i guai. Devo prendere il Regionale per Grosseto: lo scovo, in un binario imboscato. Un’orda di turisti riempie la banchina, perché fa più fresco lì che sul treno (N.B.: è mezzogiorno). Poi, l’annuncio: si cambia, partiamo da un altro binario. Panico nell’orda. Una turista non ha capito una mazza. Mi supplica: “Do you speak english?” La rassicuro. Per salire sul nuovo treno, la gente si calpesta. Io pensavo: “Ciascuno avrà il proprio posto a sedere.” Ingenuo. I biglietti venduti sono molti di più dei posti a sedere. I turisti sono stipati in piedi come sardine, con valigie transoceaniche tra le gambe. Perciò lascio il mio posto a una bambina ispanica che ha il ginocchio fasciato. “You are such a gentleman”, mi dice un’americana, mentre me ne sto lì pigiato in piedi e il Regionale trotterella verso la costa. Ma non c’è aria condizionata, e i finestrini non si aprono. Credo francamente che la nonna della bambina stia per svenire: però mi godo l’aria che fa col suo ventaglio. A Pisa buona parte dell’orda sbarca. Barcollo su Corso Italia cercando le zone d’ombra come un ninja, sotto una canicola che mi ricorda certi brani dell’Alcyone dannunziano.

L’Arno sembra stare un po’ male pure lui. Sono 2 km sotto al sole per arrivare al mio B&B. Ecco, ci sono. Salgo in camera. Ma subito richiamo l’oste: “Guardi che non esce l’acqua.” “Impossibile.” Era possibile, invece. Va nel panico, mentre io mi sciolgo in silenzio. S’informa. “Il problema purtroppo non è risolvibile nel breve.” Poi, con confidenza: “Sono insolvente. C’è una bolletta del 2024 che non ho pagato. Maledette Poste.” Intanto il convegno ovidiano sta per cominciare, e come i personaggi delle Metamorfosi mi sciolgo in fonte. “Che ne sarà di me?” “Qui non puoi stare, non è più un problema mio”, asserisce l’oste. Mi garantisce che la nota piattaforma che ho utilizzato per prenotare il B&B mi riassegnerà. Ma passano le ore e la nota piattaforma non fa sapere niente (vedrò mai il rimborso?). Panico: questa sera comincia pure lo sciopero dei treni. Prendere un’altra camera in centro a Pisa a mie spese vorrebbe dire spendere tre volte quel che ho in banca. Posso permettermi solo l’ultimo treno per Milano, prima che stanotte mi tocchi sognare sotto la Torre. La situazione grottesca stona con la Normale attorno a me: splendida, altezzosa, piena di persone uscite dal romanzo di Dario Ferrari. Si godono il nostro Palazzo della Carovana e son quasi tutti stranieri. Mollo mio malgrado il gotha ovidiano e corro verso la stazione. Mi rendo conto che non bevo da ore. Metto 4 euro nel distributore della stazione prima di accorgermi che mi sta mangiando i soldi. Chissà da quanto non lo riparano. Riparto per Milano. La Versilia e il Levante mi scorrono di fianco, meravigliosi al tramonto. Cos’abbiamo fatto per avere questa splendida Italia? Niente, ci siamo nati. Ma che facciamo per meritarcela? Di nuovo, niente. Tanto il turista verrà lo stesso. Noi sì che siamo furbi! Il treno arriva, nel buio e nell’afa, con mezz’ora di ritardo.

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