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l'ultimo caso a napoli

Ristoranti, hotel, università, cinema: è l'Italia dove gli israeliani non sono benvenuti

Giulio Meotti

Si moltiplicano gli episodi di boicottaggio e discriminazione contro gli ebrei in ambito culturale, accademico e turistico. Cresce il rifiuto di collaborazioni e iniziative con Israele, accompagnato da toni sempre più radicali

La mancata proiezione al cinema Orfeo di Milano di “Liliana”, il docufilm sulla Segre, è stata giustificata col timore di attacchi dopo l’aggressione ai tifosi israeliani ad Amsterdam. Il regista, Ruggero Gabbai, ha detto che per  “la prima volta non mi viene data una sala per problemi ‘razziali’”. Poi la cancellazione del convegno su Israele alla Statale di Milano. Era più sicuro farlo online. Ora una locanda nel centro storico di Napoli, dove la proprietaria che aderisce alla “campagna contro il genocidio palestinese” si ritrova filmata da turisti israeliani che si sentono dire “sionisti non siete i benvenuti, potete andare, non voglio i vostri soldi”, con l’assessora al Turismo che si dice “distante dall’orrore di Gaza”. Come il titolare di un hotel di Selva di Cadore ha risposto a un gruppo di israeliani: “Responsabili di genocidio, non siete clienti ben accetti”. E l’hotel di Bergamo: “Gesù gli ebrei l’hanno ucciso, come con i bambini di Gaza, io li ho banditi dal mio albergo”. Il regista israeliano Amos Gitai si è visto boicottare il film “Why War” alla Mostra del Cinema di Venezia da parte di numerosi artisti, tra cui l’attrice Laura Morante e i registi  Enrico Parenti e Alessandra Ferrini. Il film di Gitai è accusato di “complicità col genocidio”. Il sindaco di Udine ha tolto il patrocinio alla partita di Nations League tra Italia e Israele. 


“Fuori i sionisti dall’Università di Cagliari”, il grido per cacciare Alex Bronstein, professore al Technion di Haifa. In questi giorni, un migliaio tra docenti e ricercatori hanno scritto ad Antonio Tajani e alla presidente della conferenza dei rettori, Giovanna Iannantuoni, per chiedere la fine dei bandi rimanenti con Israele. Nir Davidson, un famoso professore di Fisica al Weizmann Institute in Israele, ha suggerito a un collega italiano di chiedere insieme un finanziamento  per un progetto. “A causa delle atrocità che il suo paese sta perpetrando, migliaia di professori e ricercatori hanno firmato una petizione per chiedere il blocco di ogni collaborazione con Israele”, ha risposto il docente italiano. Davidson non è benvenuto in Italia. In un altro caso, il tentativo da parte di un’università ebraica di trovarne una in Italia che partecipasse a un progetto congiunto si è concluso così: “Ho ricevuto come un pugno nello stomaco dai miei colleghi di lunga data”, racconta ad Haaretz uno studioso israeliano. E questo per restare agli ultimi sei mesi. Intanto, le case editrici sfornano solo libri che demonizzano gli ebrei, la Federazione giornalisti va a lezione dalla ong che accusa gli ebrei di “genocidio” e rifiuta a Hamas la definizione di “terroristi”, mentre il 25 aprile, fra bandiere di Hamas, slogan all’Intifada e brigate ebraiche interdette, diventa la festa della sottomissione.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.