Maurizio Cattelan (LaPresse)

I tempi sono cambiati

Censurata la “Pistola” di Cattelan. A Milano vince la bontà insipida

Francesco Bonami

Che ne sarebbe oggi delle foto di Oliviero Toscani? Buonismo istituzionale o cancel culture burocratica impediscono di sfruttare a scopo quanto meno culturale le rogne della realtà contemporanea

Ve le ricordate le campagne pubblicitarie di Oliviero Toscani per United Colors di Benetton ? Fra le più dure l’immagine dell’uomo assassinato dalla mafia con le donne che lo vegliano in mezzo alla strada con il corpo coperto da un lenzuolo, 1992. Oppure nel 1994 la maglietta e i pantaloni intrisi di sangue del soldato bosniaco. Immagini che scandalizzavano e facevano vendere golfini colorati. Alcuni s’indignavano, altri compravano, nessuno censurava. I tempi sono cambiati. Buonismo istituzionale o cancel culture burocratica impediscono di sfruttare a scopo quanto meno culturale le rogne della realtà contemporanea.

Così un’immagine scelta da Maurizio Cattelan per il progetto della Fondazione Trussardi, “I Nuovi Mostri”, 70 manifesti affissi in tutta Milano, non ha avuto il permesso di essere utilizzata, almeno come manifesto. Proibizione aggirata dal decreto “paraculum” e pubblicata su social e riviste varie. L’immagine era il contrario della “Colomba” della pace di Picasso. Una pistola con l’incitamento a ribellarsi e la rivelazione che l’unica prigione è la tua mente. La National Rifle Association of America non avrebbe potuto pensare una pubblicità migliore di questa immaginata da Cattelan. Immagine pensata non tanto per celebrare il famoso e infame Second Amendment della Costituzione americana, ma per agitare il prossimo tuo come te stesso, regola prima di ogni artista contemporaneo. Sappiate, pare dire Cattelan, che il diritto a tenersi in tasca almeno una pistola tanto per stare tranquilli non serve a nulla, c’è sempre qualcuno meno tranquillo che in tasca ne ha due. Fatto sta che il secondo emendamento anche solo cartaceo va a ramengo per un regolamento comunale che si applica solamente alla pubblicità e che vieta “l’affissione di manifesti il cui contenuto appaia in contrasto con disposizioni di legge o possa arrecare turbamento alla sensibilità pubblica”. Contraddizione totale per il fatto che prima di tutto l’immagine in questione è arte e non pubblicità. Secondo perché allora molte pubblicità di Toscani non avrebbero mai dovuto esistere con grande danno per la coscienza e la cultura collettiva degli ultimi trent’anni.   

 

Cattelan chiaramente va a nozze con il divieto e con la polemica a seguire. Il vero problema è, come diceva Fassbinder, che la paura ti mangia l’anima e noi viviamo in una società dove tutti quelli che dovrebbero rimpinzare la nostra anima, la propria se la sono già mangiata da un pezzo. Timorosi magari di perdere due punti di share già di per sé bassa. Le provocazioni sono come lo zucchero filato, non nutrono ma almeno danno un po’ di sapore alla vita.

Se il sale perde sapore, diceva il buon Gesù, chi darà sapore al sale? Forse non Cattelan, ma nemmeno i regolamenti che tutelano una sensibilità pubblica cagionevole. Un pubblico più che sensibile, permaloso, capace di tenere il broncio per molto meno di una calibro 38. A Toscani è andata di lusso. Oggi metà delle sue pubblicità sarebbe pixellata in nome di una bontà senza sapore e senza odore. La sterilità del bene. 

Di più su questi argomenti: