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Una perlustrazione al Book pride rivela le ultime tendenze editoriali. Buone notizie

Antonio Gurrado

Ottimismo a Milano, dopo un viaggio nell'ottava edizione della fiera nazionale dell’editoria indipendente, che mai come ora gode di grande salute

C’è perfino Stocazzo Editore, che non è un’iperbole bensì una casa editrice con sede a Roma: ciò rende l’idea della capillarità dell’ottava edizione di Book pride, la fiera nazionale dell’editoria indipendente a Milano, presieduta da Isabella Ferretti di 66thand2nd. La mia nevrotica perlustrazione, cercando fra i corridoi un ingegnoso itinerario che non tralasci nessuno stand senza tornare sui miei passi (l’esperimento fallisce), in una mattinata mi conferma tridimensionalmente alcune tendenze editoriali significative.

  

E’ vero: a un’occhiata a campione, priva di valore scientifico, gli stand più assaliti risultano quelli che vendono stampe o quadernetti, a parte quello con Alessandro Cattelan intento al firmacopie; a riprova che molti lettori alla fin fine vogliono o guardare le figure o guardare la tv, quando non, Dio scampi, mettersi a scrivere. Né manca chi mi adeschi, mi abbranchi quasi, per descrivermi inesorabile la trama di un thriller ambientato nel mondo del calcio dilettantistico, spendendo grandi parole di elogio per l’autore prima di presentarsi col nome scritto in copertina.

  

Sono però elementi pittoreschi, marginali in un’editoria indipendente mai come ora in grande salute. Lo vedo a occhio, osservando l’elevata qualità grafica, sovente sperimentale, segno distintivo di piccoli marchi di pregio (fate un tour iconografico sui siti di Italo Svevo Edizioni o di Blackie); lo sento a orecchio, parlando con addetti che illustrano progetti editoriali elaborati e fortemente identitari. Chi cura le riviste letterarie (Freeman’s, Revue dessinée, K, lay0ut magazine, fra le varie) mi cita risultati insospettabilmente buoni in termini di sottoscrizioni. Ad alcuni stand mi fermo per chiedere notizie di grandi traduzioni sfuggite alle big: vale per Safarà con Alasdair Gray, L’Orma con Annie Ernaux, Utopia con Camilo José Cela, NNE con Jesmyn Ward, Atlantide con Tiffany McDaniel (buone notizie: pare stia lavorando ad altri tre libri).

  

Simmetricamente, spulciando nei cataloghi, traspare un considerevole travaso di scrittori di buon lignaggio, che non si limitano a passare dai piccoli editori ai grandi ma compiono felici anche l’itinerario inverso. Torno a casa ottimista.