Marguerite Stern (Juliette Avice / Afp)

L'intervista

“Donna si nasce”. Parla la Femen critica del gender boicottata in Francia

Giulio Meotti

"Mi hanno lanciato uova in faccia e mi hanno picchiato. Da allora, non ho più partecipato a eventi pubblici", dice Marguerite Stern. Qual è la posta in gioco quando si parla di sesso e di ideologia

Marguerite Stern aveva già dato molto alla causa femminista, essendo stata una delle tre femen imprigionate per un mese in Tunisia per aver chiesto, in topless, la liberazione di Amina Sboui, una giovane tunisina del movimento. Racconta il Monde che il Comité Laïcité République aveva invitato Stern a parlare a Nantes in occasione di una “giornata di sostegno alle donne afghane e iraniane”, inizialmente prevista per sabato 15 aprile al castello dei Duchi di Bretagna, e sul “femminismo dopo #MeToo”. Il tutto all’insegna dello slogan “donna, vita, libertà”, il grido di protesta in Iran. Ma alla fine Stern è stata informata che la sua partecipazione era stata annullata per motivi di sicurezza. “Abbiamo ricevuto messaggi che chiedevano alle persone di venire con uova marce e mazze da baseball per ‘rompere qualche ginocchio’ e il nostro poster è stato esposto con un coltello sopra, quindi abbiamo riunito il nostro consiglio e preso questa decisione”, spiega Gilbert Abergel, il presidente del Comité. Accuse di islamofobia e transfobia, mosse da internauti che agiscono sotto pseudonimo, hanno preso di mira l’associazione e Stern.

 

“Sono stata invitata a partecipare a un simposio in sostegno delle donne iraniane e afghane”, dice Stern al Foglio. “Questo simposio era organizzato dal Comité Laïcité République il 15 aprile a Nantes. Dovevo intervenire sul tema dello stato del femminismo dopo il #MeToo. Ho potuto osservare durante tutti questi anni alcune gravi derive ideologiche all’interno del femminismo. Avevo intenzione di parlarne. Quando l’organizzatore mi ha contattato, ho accettato, ma l’ho informato che probabilmente avrebbe affrontato minacce se mi avesse invitato. Ci sono abituata. In Francia, alcuni giornalisti che osano darmi la parola vengono aggrediti da attivisti transgender. Mi hanno lanciato uova in faccia e mi hanno picchiato. Da allora, non ho più partecipato a nessun evento pubblico”.

 

La preoccupazione di Stern si è rivelata concreta: “Dopo l’annuncio della mia partecipazione, l’organizzatore ha ricevuto minacce, su un sito di attivisti è stato pubblicato un appello a manifestare contro la mia presenza e funzionari eletti della France Insoumise si sono espressi contro di me, chiamandomi ‘transfobica’”. In Francia, ci sono stati altri casi simili. Il più famoso all’Università di Bordeaux, dove a seguito di diverse minacce hanno cancellato una conferenza della femminista critica del gender, Sylviane Agacinski. “Questa censura è un desiderio di mettere a tacere qualsiasi discorso dissidente delle femministe che criticano l’ideologia transgender”, continua Stern. “Questo argomento sta diventando sempre più teso in Francia. Le psicologhe infantili Caroline Éliacheff e Céline Masson, che hanno pubblicato il libro La fabbrica del bambino transgender, hanno sofferto lo stesso destino. Direi che in Francia, su questo argomento, e su altri, la libertà di espressione è in netto declino e le rivendicazioni identitarie da ogni parte sono sempre più violente”.

 

In che modo l’ideologia di genere minaccia la differenza sessuale? “L’ideologia di genere vuole abolire il sesso. Dice che una donna è una persona che si ‘sente’ donna, non una donna. Ciò pone una serie di questioni che abbiamo dettagliato con la mia amica Dora Moutot nel nostro manifesto femminista. Per diversi motivi è importante riconoscere le differenze tra donne e uomini e proteggere gli spazi riservati alle donne come le competizioni sportive, gli spogliatoi, le carceri”.  Il #MeToo stesso è stato dirottato. “Improvvisamente è diventato cool essere una vittima. Ciò ha generato una corsa all’oppressione su chi era più oppresso. Era diventato cool essere oppressi. E infine, le donne più oppresse sono diventate gli uomini e per uomo intendo donna trans”. La posta in gioco in questa battaglia è alta e molteplice. “Se non riusciamo più a definire chi è donna e chi no, non possiamo continuare a lottare affinché cessi la violenza specifica subita dalle donne. La questione è anche quella della libertà di espressione. C’è anche un problema di salute pubblica: le transizioni ormonali e chirurgiche sono in aumento, soprattutto tra le giovani donne. Non voglio che la Francia finisca come i paesi anglosassoni”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.