Foto di Assessorato Beni Culturali e all'identita' Siciliana, via Ansa 

diplomazia culturale

Dal Partenone all'oro del Ghana, l'arte da restituire scuote il Regno Unito

Francesco Stocchi

Liz Truss nega la possibilità di ridare alla Grecia i marmi custoditi dal 1817 dal British Museum. I musei britannici sono in cerca di compromessi: un ostacolo è una legge del 1983 

"Non sono d’accordo”. Lapidaria è stata la risposta del neo primo ministro britannico Liz Truss al canale GB News, alla domanda sull’ipotesi che vedrebbe il Regno Unito e la Grecia condividere il possesso dei marmi del Partenone, che dal 1817 sono custoditi dal British Museum. L’idea era stata suggerita lo scorso giugno dal presidente del British Museum ed ex cancelliere britannico George Osborne, per risolvere una questione che è andata oltre la rivendicazione del maltolto, sfiorando incidenti diplomatici. Si tratta di quindici metope, diciassette sculture figurative e una porzione di fregio di 2.500 anni fa che decoravano il tempio del Partenone, prima che Lord Elgin, allora ambasciatore britannico presso l’Impero ottomano, le portasse nel Regno Unito all’inizio dell’800.

 

È dal 1983 che la Grecia cerca, prima timidamente, ora un po’ meno, la restituzione degli oggetti: nel nuovo spettacolare, avveniristico Museo del Partenone troneggia una ricostruzione in scala 1:1 del tempio con gli originali dei pochi elementi rimasti in patria. Il colpo d’occhio è impressionante, una struttura fatta di vuoti a sottolineare ciò che manca, ma è in attesa che ritorni (con tanto di didascalia accusatrice). Un impatto visivo che dice più di ogni rivendicazione. Il predecessore di Truss, Boris Johnson, disse nel novembre 2021 che la responsabilità di decidere il destino dei marmi spettava ai funzionari del British Museum, piuttosto che al governo britannico. Sembra che Johnson sapesse recitare l’Iliade in greco, ma anche che abbia preso più da Ponzio Pilato che da Omero o i sofisti. Lo scorso giugno Osborne ha dichiarato all’emittente radiofonica britannica LBC che “è necessario trovare un accordo che ci permetta di raccontare entrambe le storie, ad Atene e a Londra, se entrambi affrontiamo la questione senza precondizioni”.

 

In agosto, il vicedirettore del British Museum Jonathan Williams ha delineato una “partnership per il Partenone”, osservando che il British Museum “spera di cambiare il carattere del dibattito”, dichiarando inoltre: “Ci sono molte cose meravigliose che saremmo lieti di prendere in prestito e prestare”. Diplomazia inglese a confronto con la sofia greca. Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, che ha ripetutamente esercitato pressioni per il rimpatrio dei marmi, si appresta a chiedere direttamente alla Truss di prendere in considerazione la restituzione, in occasione di un incontro intergovernativo previsto per il prossimo autunno. “In un momento in cui Truss cercherà di costruire la sua credibilità e in cui il Regno Unito è messo all’angolo in termini di immagine generale dopo il funerale della Regina, sarebbe un gesto fantastico”, ha dichiarato Mitsotakis al Sunday Times, “e questo è ciò che le dirò”. 

 

Nel frattempo, il Victoria and Albert Museum di Londra è in trattative per il potenziale rimpatrio di una collezione di manufatti d’oro asante, saccheggiati durante un raid militare britannico nella città ghanese di Kumasi nel 1874. La notizia della possibile restituzione fa seguito a una visita in Ghana all’inizio dell’anno del direttore del museo britannico, Tristram Hunt, che ha incontrato i funzionari del ministero del Turismo, delle Arti e della Cultura del Ghana e l’attuale re asante, Osei Tutu II. Gli oggetti furono sequestrati da una corte reale di Kumsai prima di entrare nella collezione del museo alla fine del XIX secolo.

 

“Siamo ottimisti sul fatto che un nuovo modello di partnership possa creare un potenziale percorso per esporre questi importanti manufatti in Ghana nei prossimi anni”, ha scritto Hunt nella prefazione della revisione annuale 2021-2022 del museo. Secondo un articolo dell’Art Newspaper, le discussioni sono state in parte facilitate dallo storico dell’arte ghanese Ivor Agyeman-Duah ma il museo ha rifiutato di specificare ulteriori dettagli. 
Posizioni dissimili per fatti avvenuti nel XIX secolo ma in condizioni molto diverse. Da una parte la storia e le guerre coloniali, dall’altra l’Impero ottomano e un bizzarro caso di “mala interpretazione” di Lord Elgin rispetto alle concessioni del sultano, a dimostrazione di quanto sia complessa se non irraggiungibile una direttiva generale in fatto di restituzioni. Si discute e si rivendica ma il V&A, insieme ad altri musei nazionali del Regno Unito, non potrebbe in ogni caso procedere alla restituzione di oggetti d’arte dalle sue collezioni permanenti, a causa di una legge del 1983 che ha lo scopo di impedire l’esportazione di manufatti storici delle istituzioni nazionali britanniche (esattamente come succede in Francia dove sono custodite altre sculture del Partenone).

 

La legge non prevede un’eccezione per i rimpatri culturali. In base agli attuali standard legali, il V&A potrebbe scambiare i manufatti asante solo nell’ambito di un accordo di prestito a lungo termine con il governo ghanese, ma tali prestiti potrebbero comportare il trasferimento del titolo legale da un paese all’altro.
Il V&A è tra le poche istituzioni che detengono oggetti che si ritiene siano stati saccheggiati nel XIX secolo. Una corona d’oro ornata, sottratta all’Etiopia intorno al 1868, è stata oggetto di richieste di restituzione dal 2007. Hunt ha ventilato un potenziale prestito a lungo termine del contestato manufatto di epoca maqdala al paese dell’Africa orientale nel 2018. Il British Museum dal canto suo possiede un’ampia collezione di oggetti asante, di cui circa 100 furono sequestrati durante il conflitto militare del 1874.

 

Ci si trova impreparati di fronte a una serie di rivendicazioni rispetto alle quali non si sa se la questione debba essere risolta caso per caso sul piano tecnico (tra istituzioni museali) cercando di restituire bene il maltolto, oppure in maniera più generale sul piano politico-diplomatico. Hunt, che in precedenza è stato membro del Parlamento britannico e dal 2017 è direttore del museo, ha discusso apertamente le politiche legali sulla restituzione dell’arte nel Regno Unito. A luglio, durante un’intervista con la Bbc, ha definito l’attuale situazione legale “insoddisfacente”. 

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