Il superuomo

Nei romanzi di Ayn Rand non ci sono piagnoni benpensanti, ma eroi del fare

Michele Silenzi

Nella scrittrice russa naturalizzata americana c'è la razionale ossessione per il male generato dal socialismo nel suo paese d’origine e la celebrazione  del capitalismo come sistema per veicolare libertà e prosperità

Fare un cappello introduttivo per presentare una scrittrice come Ayn Rand segna la distanza della cultura italiana da questa fondamentale autrice che nei suoi grandi libri ha celebrato l’egoismo razionale, il capitalismo come sistema per veicolare libertà e prosperità, il governo limitato e soprattutto la figura eroica dell’individuo creatore. Basterà dire che Ayn Rand è una scrittrice russa naturalizzata americana. Si rifugiò negli Stati Uniti dopo la Rivoluzione d’ottobre e lì divenne una delle autrici più influenti del secondo Dopoguerra. Morta nel 1982, per i quarant’anni dalla sua scomparsa, due gran liberali italiani come Alberto Mingardi e Salvatore Carrubba hanno promosso allo Iulm una minirassegna dedicata ai film tratti da alcune sue opere. E Liberilibri ha appena pubblicato la sua raccolta di saggi Capitalismo: l’ideale sconosciuto. Piccoli gesti per celebrare ciò che manca.

 
In Ayn Rand, la razionale ossessione per il male generato dal socialismo nel suo paese d’origine e la possibilità che quel modello si espandesse al resto del mondo hanno costituito la fiamma che ha tenuto vivo nel corso dei decenni il fuoco della sua scrittura e del suo pensiero. Il regime nato dopo la Rivoluzione d’ottobre rappresentava per lei la condanna a morte di ciò che riteneva più importante: l’individuo che si determina liberamente attraverso il suo talento fatto di prassi e di ragione. In uno dei suoi primi romanzi, Antifona, la vicenda si svolge in una società dove, in nome dell’uguaglianza, all’individuo è sottratto ogni spazio di libertà attraverso un processo di collettivizzazione che non riguarda solo i beni privati ma la persona tutta intera fino alla cancellazione del singolo nel tutto. Solo attraverso l’egoismo, che la Rand non esita a celebrare tracciandone un originalissimo profilo nei saggi contenuti ne La virtù dell’egoismo, ci si può liberare dalla disumana uguaglianza che vorrebbe privare l’uomo della sua libertà, ossia della sua stessa identità.


L’eroismo dei suoi personaggi non è quello piccolo e discreto dell’intraprendente everyman. L’individuo creatore che sta al centro dei romanzi di Ayn Rand è senza dubbio un superuomo, un paradigma contro cui misurare le proprie capacità, le proprie ambizioni e la propria volontà. Che sia un architetto come Howard Roark, protagonista de La fonte meravigliosa, con i suoi sublimi grattacieli celebrazioni dell’ingegno umano (con buona pace del piccolo femminismo antierettile) o che sia John Galt, misterioso genio al centro de La rivolta di Atlante, è sempre un uomo fuori dal comune quello a cui la Rand erige i suoi monumenti.

  

Il superuomo randiano è un’immagine speculare di quello nietzscheano. Dove per Nietzsche non c’erano verità ma solo interpretazioni, aprendo il campo al prospettivismo, Rand si appoggia a una filosofia oggettivista che fa direttamente derivare da Aristotele. Il mondo è il mondo è il mondo, e l’uomo può plasmarlo con la sua ragione che penetra le cose trasformandole attraverso il suo genio. Non un superuomo fantasmatico, quindi, che disprezza commercio e mercato, che apre le porte all’irrazionalità e al capriccio e che trionferà dopo la trasvalutazione dei valori, ma un eroe del fare prometeico, anzi, un Efesto che nel cuore delle fonderie o nella caldaia di una motrice di treni produce ciò che prima non esisteva, apre percorsi mai tracciati, genera un mondo libero, razionale e per questo morale. Aggiornato ai nostri giorni, è possibile che il profilo che emergerebbe dai testi della Rand avrebbe i tratti di qualcuno che spara razzi nello spazio, che vuole mandare uomini su Marte mentre sulla Terra costruisce auto elettriche. 

  
Da questi brevi accenni si capisce perché nella cultura italiana, intrisa di esistenzialismo piagnone, vittimismo intersezionale e socialismo liberal che odia l’odio e ama l’amore, una simile scrittrice non possa trovare cittadinanza.

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