Che pena i No vax filosofici che falsificano nobili argomenti critici

Alfonso Berardinelli

Secondo i filosofi la realtà è in larga parte frutto d'interpretazione e il suo ruolo è quello di indicare la linea all'uomo comune. Ma la pandemia, l’azione di un virus, la malattia, la sofferenza e la morte non sono interpretazioni, sono fatti.

I No vax e soprattutto i sedicenti filosofi dubbiosi, privi di dubbi su sé stessi, che scoprono i limiti e i pericoli della scienza, della tecnica e del controllo informatico sulla società; che alzano la voce e si mobilitano come mai prima trasformandosi in megafoni da cui emettono formule apocalittiche, tanto vibranti di sdegno quanto enigmatiche; fanno questo proprio in uno dei rari momenti, in una delle più drammatiche circostanze in cui invece la scienza, la tecnica, il controllo e autocontrollo sociale sono più utili, preziosi e necessari per difendersi da un fenomeno pandemico senza precedenti. Ecco, questo sembra proprio, quanto meno, il più intempestivo e inappropriato dei comportamenti.


Ognuno ha le sue paure o fobie, i suoi giudizi o pregiudizi, le proprie non prevedibili reazioni a una situazione sanitaria e sociale di così grave pericolo. Ma se l’irrazionalità eventuale di ogni individuo tende sempre, per definizione, a sfuggire alla comprensione razionale, è invece più misterioso, quasi insondabile, il clima mentale che oggi spinge un filosofo o professore di filosofia a smarrire nei suoi ragionamenti e nelle sue dichiarazioni pubbliche il sale del buon senso.


E’ vero, sappiamo che la filosofia è nata come ricerca del giusto, del solo giusto modo di pensare, di capire, di conoscere. E’ stata una nascita forse troppo ambiziosa, quella della filosofia, e non priva di conseguenze: perché chiunque pensi senza essere e sentirsi filosofo, ecco che ipso facto sembrerà al filosofo pensare male, in modo distorto e ingannevole. La filosofia intesa come rifiuto e critica del senso comune e del buon senso (non sempre coincidenti) è però solo un modo di vedere la questione. Perché le forme del conoscere e del fare esperienza sono più di una. Sono più di una anche le filosofie, spesso in acceso contrasto fra loro, divise su teoria e pratica, idealismo e realismo, razionalismo ed empirismo, induzione e deduzione, individualismo e socialità.


D’altra parte c’è anche il cosiddetto buon senso e senso comune come critica della sovranità filosofica, delle sue logiche e dei suoi linguaggi. Se nel linguaggio filosofico mancano le parole riferibili a certe realtà di fatto, ecco che la logica, per quanto sembri logica, si lascia sfuggire qualcosa o molto delle realtà di fatto.


Già, la realtà, i fatti, i dati, gli eventi e la loro storia. Guai a ricordare queste cose, perché è a questo punto che il filosofo alza le sopracciglia facendo balenare il lampo soddisfatto della propria superiorità filosofica. La realtà e i fatti, dirà il filosofo, non esistono: esistono solo le interpretazioni. Non esistono cioè realtà di fatto, esistono solo conflitti interpretativi che possono prescindere dai fatti, possono farne a meno perché li creano in teoria. Solo che le interpretazioni devono pur essere interpretazioni di qualcosa. E di che cosa se non degli indistruttibili fatti?


Nella bella testa del filosofo sovrano c’è questa idea: che il povero e comune essere umano è passivo, registra i fatti, li subisce nell’atto passivo di riconoscerli; il filosofo, invece, è attivo, crea i fatti o li distrugge di sua iniziativa grazie alla superiore potenza della propria produttività interpretativa.


Quello che al filosofo sfugge, in questo caso, è che non c’è solo la critica filosofica dei fatti, c’è anche la critica che i fatti impongono a una critica che dei fatti fa a meno. La pandemia, l’azione di un virus, la malattia, la sofferenza e la morte non sono interpretazioni, sono fatti.


Ragionamenti inutili. I filosofi anti vax sono più banalmente dei furbi attenti alla gestione del loro pubblico, alla loro audience, anche se forse questa volta hanno calcolato male. Con il loro plateale rifiuto di ubbidienza a scienziati, medici e politici, propongono sé stessi come sapienti, critici, medici e politici alternativi. Sanno di poter suscitare e conquistare così l’anarchismo represso che cova sotto la superficie di una socialità da social media fuori controllo da tempo. Ma vogliono anche ristabilire, rinfrescare il loro protagonistico prestigio di insegnanti e di guide politiche esercitato su studenti e aspiranti filosofi. Non vogliono perdere ma custodire il magnetismo della loro aureola di pensatori al di là e al di sopra di tutto. 


Ma come ho detto i No vax filosofici o gestuali hanno un difetto: sono intempestivi. Anche quando riusano e fanno sfoggio di nobili argomenti critici interessanti in altre circostanze, li falsificano e ridicolizzano usandoli a sproposito. Non parlo di libertà di suicidio a chi sta per essere vittima di un omicidio. Non sogno una società senza polizia quando dei ladri stanno cercando di entrarmi in casa. Non considero la medicina una falsità mentre sto chiedendo al medico un antibiotico che mi liberi finalmente da un’insopportabile infezione.