Da Omero a Orwell, la letteratura nel mirino delle università inglesi

Giulio Meotti

Fioccano gli avvisi sui classici che parlano di parto, aborto, povertà, classismo, blasfemia, adulterio, sangue, alcol e abuso di droghe. Agli studenti viene lasciata la possibilità di uscire dai seminari e dai corsi dei docenti senza penalità se trovano gli argomenti troppo sconvolgenti

George Orwell adorava Charles Dickens e la descrizione che ne fece nel 1939 è quasi un suo autoritratto. “Un intelletto libero, odiato con il medesimo tasso di odio da tutte le piccole, puzzolenti ortodossie che ancora si contendono la nostra anima”. Ora entrambi, Orwell e Dickens, sono considerati “traumatici” dagli studenti universitari inglesi. E per le “puzzolenti ortodossie” al potere Dickens è problematico. 


Nei giorni scorsi l’Università di Greenwich, in Inghilterra, ha messo un avviso agli studenti che si approcciano a “1984” di Orwell e all’“Odissea” di Omero che si tratta di “materiale che mette a disagio”. In altre università del Regno Unito, come Aberdeen, simili avvertimenti sono stati posti su Robert Louis Stevenson, il “Giulio Cesare” di William Shakespeare e appunto Dickens. Stevenson, nato a Edimburgo, scrisse il suo romanzo d’avventura “Il ragazzo rapito” nel 1886, su un orfano che viene trasportato su un’isola deserta contro la sua volontà. L’università avverte gli studenti universitari che contiene “rappresentazioni di omicidi, morte, tradimenti famigliari e rapimenti”. Andrew Bridgen, un deputato conservatore, ha dichiarato: “Sembra che l’Università di Aberdeen abbia esagerato con questo e altri avvertimenti sui classici letterari. Detto questo, permettono davvero ai loro studenti di guardare o leggere le notizie quotidiane senza censure? O si consiglia loro di rimanere avvolti nelle abbondanti quantità di cotone idrofilo fornite dall’istituzione ben intenzionata ma fuorviata?”. L’università mette un avviso su romanzi che parlano di parto, aborto, povertà, classismo, blasfemia, adulterio, sangue, alcol e abuso di droghe, fra gli altri. Agli studenti di un modulo è stato anche detto che hanno la possibilità di uscire dai seminari e dai corsi dei docenti senza penalità se trovano gli argomenti troppo sconvolgenti.

 

L’università ha anche emesso avvisi per cinque opere di Shakespeare, tra cui “Sogno di una notte di mezza estate”, che “contiene classismo, misoginia, violenza psicologica e dolore” e due romanzi di Jane Austen, tra cui “Persuasione”, che dà una “nozione romantica di militare in servizio durante le guerre napoleoniche”. La Lancaster University ha avvertito gli studenti di letteratura gotica che il genere è noto per le scene di terrore e inquietudine. Il dipartimento di letteratura inglese dell’università ha anche applicato avvertimenti a una serie di film classici. Come “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock, perché “include rappresentazioni sessiste delle donne.” Nel suo corso di letteratura vittoriana, l’Università di Liverpool ha emesso un avviso riferito al libro di Anne Bronte “La signora di Wildfell Hall”, dopo che una studentessa si è rifiutata di leggerlo “a causa della violenza domestica implicata”. In effetti, a pensarci bene, Orwell è un po’ traumatico. Ai colleghi scrittori che gli chiedevano di firmare inutili appelli antifascisti, l’autore della “Fattoria degli animali” rispose: “Io non sono uno dei vostri finocchietti alla moda”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.