IL FOGLIO DEL WEEKEND

La redenzione di Bolloré: ritratto dell'uomo d'affari francese che tira la volata a Zemmour

Giulio Meotti

Un cattolico bretone un po' retrò che, anziché comprare indulgenze, rinnova le chiese e i media. Storia del magnate che ha scoperto e lanciato sulle sue reti il polemista conservatore

Novembre 2012. Un sacerdote, padre Vincent Grodziski, sta pensando al trasporto a Parigi di alcune ossa dalla mano destra di San Giovanni Bosco quando riceve una telefonata da un certo Vincent Bolloré, di cui non ha mai sentito parlare. Questo gli chiede che le reliquie si fermino al Foyer Jean-Bosco, un ex convento nel sedicesimo arrondissement di Parigi, di cui ha appena finanziato la ristrutturazione. “Sarebbe fantastico, un segno straordinario!”, si entusiasma questo Bolloré al telefono. “Finanziamo tutto”. “Signore, è impossibile, il percorso delle reliquie è millimetrico”, gli risponde il prete. “Quindi sarò molto franco” replica Bolloré. “Ho davvero tanti soldi”. Le reliquie gli verranno consegnate.

   
L’industriale, che compirà settant’anni il prossimo primo di aprile quando (così ha detto almeno) lascerà le redini ai figli, non ha mai fatto mistero della sua fede cattolica e un po’ retrò. Adora le reliquie e le immagini dei santi nel portafoglio (il suo preferito sarebbe Antonio da Padova) e che regala ai collaboratori a margine di un consiglio di amministrazione, oltre a una statuetta della Vergine di Lourdes che mostra ai visitatori di passaggio nel suo ufficio.

  
Tra i Bolloré, frequentare i politici è una tradizione. Il padre di Vincent, Michel, aveva una copia autografata delle “Memorie” di Charles De Gaulle. Suo zio andava in barca con Georges Pompidou. Nell’ottobre 1985, durante una visita a Vincent Bolloré, François Mitterrand, scendendo dal suo elicottero, si lasciò andare: “Come stanno i suoi genitori, Vincent? Li conoscevo bene”. Da un anno, il magnate di Vivendi ha creato un candidato che sta scompaginando la politica francese: Eric Zemmour

  
Il punto di svolta è nel 2019, quando il polemista del Figaro arriva su CNews, che diventerà il primo canale di informazione di Francia. “Bolloré insiste sul fatto che accetti di venire a CNews ogni giorno”, rivela Zemmour nel suo ultimo libro. L’industriale bretone gli assicura il suo sostegno, anche in caso di guai, e gli offre cinque ore di trasmissione alla settimana. Arriverà un successo televisivo senza uguali. “Questo dispositivo scenico cambia tutto”, dice l’editorialista Jean-Michel Aphatie. “Gli interlocutori, quando ce ne sono, si rivolgono a lui. Zemmour è diventato il perno della vita intellettuale francese”. Nel 2014, il successo del primo libro, “Le Suicide français”, edito da Albin Michel (477 mila copie vendute). Poi un’intervista al Corriere della Sera che lo porterà al  licenziamento da i-Télé. Un licenziamento che suscita la rabbia di Vincent Bolloré, proprietario del canale, che si lamenta con Rodolphe Belmer, boss di Canal plus. Non sappiamo quanto Bolloré ci sia oggi dietro la candidatura di Zemmour. Di sicuro lo protegge più e come può. Nei giorni scorsi Herve Gattegno è stato licenziato come direttore di Paris Match per aver pubblicato una copertina con la foto di Zemmour in atteggiamenti intimi con la collaboratrice, Sarah Knafo. Paris Match è di proprietà di Bolloré.


Nel 2020, il Groupe Bolloré ha fatturato 24,1 miliardi di euro. Con la sua fortuna, Vincent è da anni tra i primi venti francesi più ricchi e la sua fortuna personale è stimata in 8,2 miliardi di euro. Ma c’era una lunga strada da percorrere per arrivare qui. Dopo aver studiato legge e alcuni anni nel settore bancario, Bolloré ha rilevato una cartiera di famiglia in Bretagna negli anni Ottanta e arrivata alla sesta generazione. La carta ultrafine era il loro core business; produceva, tra l’altro, la carta da sigarette OCB (acronimo di Odet-Cascadec-Bolloré). La società con 79 mila dipendenti comprende oggi porti, infrastrutture e linee ferroviarie in Africa, partecipazioni in piantagioni di olio di palma e gomma e vigneti. E Vivendi, che comprende il secondo editore francese, Editis, e l’agenzia di comunicazione attiva a livello internazionale Havas. Si sa molto poco del Bolloré cattolico perché non parla. L’unica volta che lo ha fatto fu nel 199 a Libération: “Ogni domenica vado a messa e quando esco, sono un uomo nuovo”.

  
“Zemmour è il candidato di un gruppo audiovisivo”, ha detto nei giorni scorsi l’ex presidente Francois Hollande. “Abbiamo rimproverato a Silvio Berlusconi di mettere le sue tv al servizio della carriera politica, ma adesso c’è un gruppo privato, quello di Bolloré, che ha scelto in Zemmour il portavoce dei suoi interessi”. Nel libro confessione firmato dai giornalisti Karim Rissouli e Antonin André, Hollande dice ancora del settimo uomo più ricco di Francia: “Dato che ha un aspetto abbastanza moderno, Bolloré, non lo si deduce, ma è un cattolico integralista”.

    
Vincent Bolloré non ha mai nascosto di essere un cattolico praticante. Jean-Pierre Canet e Nicolas Vescovacci hanno dedicato un intero capitolo nel loro libro “Vincent Onnipotente” a un abate che è il suo stretto confidente. Il settimanale satirico “Le Canard enchaîné” lo ha definito “il diabolico curato che regna su Bolloré”.

   
L’abate Grimaud gestisce la casa Jean-Bosco nel sedicesimo arrondissement di Parigi, acquistata da  Bolloré e finanziata dalle società da lui controllate. L’abate gestisce gran parte degli enti di beneficenza di Bolloré. Sarebbe anche dietro a molte delle sue scelte editoriali. E’ legato a Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen a sua volta nell’orbita della destra conservatrice di  Zemmour. Fu l’abate Grimaud a celebrare le esequie della madre di Bolloré. E quando Bolloré festeggiò i 195 anni del suo gruppo industriale a Ergué-Gabéric, sempre l’abate ha presieduto a una cerimonia nella cappella alla presenza di Jean-Yves Le Drian e di Bernard Poignant, ministro della Difesa e consigliere del presidente francese Hollande, che oggi lo attacca.

  
Quando ben poche sale cinematografiche francesi hanno aderito alla programmazione di “Unplanned”, il film in cui la direttrice di una clinica abortiva si ritrova per un caso fortuito ad assistere dal monitor ad un’interruzione di gravidanza – con il profilo del bambino che scalcia, cercando di respingere la cannula che lo risucchia – cambiando così per sempre la sua visione dei fatti e diventando un’attivista pro-life, a portarlo nelle case  dei francesi ci ha pensato Bolloré con C8, una delle sue televisioni. Il canale ha provocato un forte dibattito dedicando la maggior parte della sua programmazione lo scorso 15 agosto, giorno della festa cristiana dell’Assunta, a dodici ore consecutive di cultura cattolica, con la miniserie su Giovanni Paolo II, i film su Madre Teresa e San Filippo Neri.

  
Il fratello del magnate, Michel-Yves Bolloré, pubblica libri come “Dieu, la science, les evidence”. “L’universo mi imbarazza e non riesco a immaginare che questo orologio esista e non abbia un orologiaio”, ha scritto Voltaire. Una frase che piace a Bolloré, che si reca due volte alla settimana al confessionale di una piccola cappella affinché padre Grimaud ascolti i suoi peccati. Nel 2005, Bolloré gli affidò anche le redini di un programma settimanale creato per lui chiamato “Dieu Merci!”. Poi la trasmissione di una messa in tv celebrata non da un prete qualunque, ma da Dominique Rey, vescovo di Fréjus-Toulon.

  
Più di mille famiglie si sono ritrovate lo scorso luglio al famoso santuario francese di Cotignac, per ascoltare Rey. “Siate uomini, mariti e padri”, ha detto Rey. “In un momento in cui le identità antropologiche sono sempre più confuse e fragili risuona questo richiamo biblico a ‘essere uomo’”. Rey ha parlato della cultura contemporanea. “Per liberarsi dalle sue radici, l’uomo postmoderno esclude figure con le quali potrebbe identificarsi. Sono a rischio le basi antropologiche della nostra società che da un lato si diverte a confondere le identità, castrare e devirilizzare gli uomini, e dall’altro a schiavizzare le donne”.

  
Rey, il vescovo più combattivo di Francia, in ufficio tiene una icona vandalizzata a colpi di martello dagli islamisti. Viene da una parrocchia di Homs, in Siria, dove la persecuzione dei cristiani è stata feroce. Rey ha appena pubblicato un libro, “L’Islam: menace ou défi”, in cui spiega che “il calo della natalità nei paesi occidentali e l’arrivo massiccio di una popolazione di tradizione islamica solleva preoccupazioni sull’esistenza stessa della nostra cultura comune, le cui radici giudaico-cristiane vengono erose dalla secolarizzazione (…) La nostra cultura, pur essendo arricchita da apporti esterni, può essere destabilizzata dalla natura massiccia e rapida dell’immigrazione. L’ascesa dell’Islam e il suo successo tra i giovani puntano il dito contro le debolezze di un cristianesimo devirilizzato e annacquato. Può l’Islam essere il campanello d’allarme che risveglia l’Occidente dal suo letargo spirituale?”. Poi Rey rivela: “In un gran numero di comuni del mio dipartimento, la popolazione di origine musulmana è stimata al 20 o 25 per cento. Questa proporzione aumenta tra gli under 20. Domani, in questi comuni, la maggioranza della popolazione sarà islamica. È una realtà statistica”. Ora si comprenderà meglio il cuore del progetto di Zemmour.

  
L’atmosfera nell’istituto di Grimaud è tranquilla, quasi monastica. La proprietà delle Piccole Sorelle dei Poveri affidata alcuni anni fa a una fondazione creata dall’industriale bretone. Diverse decine di milioni di euro di lavori sono stati intrapresi per ristrutturare l’edificio e trasformarlo in una casa per studenti, con aula di lavoro, cappella e piccoli oratori... Nel Medioevo i signori si compravano le indulgenze. Bolloré rinnova le chiese e i media. La sua fede è strana per il mondo della grande finanza e industria, il suo impegno discreto ma reale. “La fede di un vero carbonaio”, lo definisce un parente. Nel 2018, il gruppo Bolloré ha acquistato La France Catholique, una delle più antiche testate della stampa cattolica francese, creata nel 1924, e dove l’ebreo Zemmour ha detto: “Sono impregnato di cattolicesimo”.

   
Tra due rapporti finanziari, Bolloré va a messa almeno due volte alla settimana, dove si dice che canti più forte di tutti gli altri... Come raccontava Laurent Mauduit nel suo libro “Main basse sur l’information”, fra gli amici intimi di Bolloré c’è un altro sacerdote, padre Alain Maillard de La Morandais. “Monarchico nel cuore”, anche lui bretone, fondatore di Radio Notre-Dame, estromesso da Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi, dalla basilica di Sainte-Clothilde di cui era rettore (su pressione di Bernadette Chirac che si lamentava che era troppo vicino a Nicolas Sarkozy), padre de La Morandais è stato a lungo confessore e padre spirituale di Bolloré.

   
Il gruppo Canal plus guidato da Bolloré, dal maggio 2020 offre lo spettacolo domenicale “Alla ricerca dello spirito”, che affronta l’attualità da una prospettiva religiosa e filosofica. A presentarlo è Aymeric Pourbaix, già redattore della rivista Famille Chrétienne e poi del settimanale France catholique. I giornalisti e gli editorialisti di CNews non sono tutti credenti ma condividono l’idea che la Francia debba “riaffermare le sue radici cristiane”. Vincent Bolloré, però, non ha voluto creare un canale esplicitamente cattolico. Il filo conduttore su CNews è: qual è la nostra identità? Chi siamo noi? 

   
E qui si arriva a Zemmour. Alcuni collaboratori vicini a Vincent Bolloré parlando a La Croix dubitano della sua adesione a tutte le tesi del saggista, ma ne sottolineano il gusto per la provocazione e il suo orrore per il “politicamente corretto”. La domanda oggi è: riuscirà il polemista ebreo a raccogliere il consenso della Francia cattolica oggi politicamente orfana dopo lo scandalo del repubblicano Vincent Fillon? Di sicuro l’autore del “Suicidio francese” ce la sta mettendo tutta. All’ombra della Reggia di Versailles, Les Eveilleurs, un’associazione nata sotto il seno del Manif pour tous, due settimane fa ha accolto Zemmour, che è venuto a presentare il suo libro “La Francia non ha detto l’ultima parola”. E il saggista è accolto come il messia nell’anticamera della destra conservatrice. Tra le 1.500 persone presenti in sala,  Zemmour ha schiaffeggiato la cultura woke, “questa macchina per far sentire in colpa l’eterosessuale e cattolico bianco”. Ha detto che il matrimonio per tutti è stato un errore. Si è detto contrario alla maternità surrogata. La sera, su CNews di Vivendi, Zemmour ha risposto così a chi stabiliva un paragone fra Islam e cattolicesimo: “I cattolici bruciano gli eretici oggi? Decapitano le persone per strada perché fanno una caricatura di Gesù Cristo?”. Siamo in piena seduzione dell’elettorato borghese e popolare cattolico, il pubblico delle televisioni di Bolloré. Impegnato intanto a ristrutturare la piccola chiesa dove va a messa. Serviva un nuovo impianto di riscaldamento. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.