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Le ultime manovre editoriali di Bolloré creano scompiglio nei salotti parigini

Mauro Zanon

Il boss di Vivendi vuole accrescere la sua quota nel conglomerato mediatico spagnolo Prisa, che possiede il País e il quotidiano sportivo As. Ma anche una quota del 20 per cento della holding Le Monde

“Bolloré e Le Monde lanciano il quotidiano gratuito ‘Matin Plus’”. L’articolo firmato da Jean-Marie Colombani, ex direttore del giornale dell’establishment parigino, risale al febbraio 2007. All’epoca, il boss di Vivendi, Vincent Bolloré, non era ancora a capo di una galassia mediatica ultraconservatrice costruita attorno al canale televisivo Cnews e alla radio Europe1, lo spietato magnate che nel paese dell’“exception culturelle” ha messo in piedi una “Fox news alla francese”. E con il quotidiano della gauche intellettuale si poteva persino realizzare una collaborazione editoriale. La partnership tra il gruppo di Bolloré e il gruppo Le Monde finì comunque assai rapidamente: per evidente incompatibilità ideologica e per una serie di censure ai danni di articoli giudicati ostili a certi interessi dell’uomo d’affari bretone. Oggi anche solo evocare il nome di Bolloré nella redazione del Monde fa rizzare i capelli ai giornalisti del 67, avenue Pierre-Mendès France, eppure l’ombra dell’innominabile, di colui che ha messo in testa al polemista radicale Éric Zemmour l’idea di poter diventare presidente della Repubblica, offrendogli il palcoscenico di Cnews, avanza minacciosa.

 

La scorsa settimana, secondo quanto riportato dal Figaro, Bolloré ha chiesto al governo di Madrid l’autorizzazione per salire al 29,9 per cento di Prisa, conglomerato mediatico spagnolo, di cui detiene da gennaio il 9,936 per cento. Prisa, presente in ventidue paesi fra Europa e America latina, è un impero nell’ambito della comunicazione, dell’educazione, della cultura, dell’intrattenimento e soprattutto dell’editoria. In Spagna, possiede due mastodonti come il País e il quotidiano sportivo As, ma Prisa, e qui veniamo all’aspetto più intrigante dell’affaire, ha anche una quota del 20 per cento della holding Le Monde Libre, che controlla il Monde. Già a gennaio, quando Vivendi, a sorpresa, annunciò di aver acquisito il 7,6 per cento di Prisa, ci furono diverse reazioni incuriosite. “Vivendi entra nell’azionariato del gruppo Prisa. Se ho capito bene, Vincent Bolloré è dunque diventato questa mattina un piccolo azionista del Monde. Per ora…”, commentò il giornalista del magazine economico Challenges Marc Baudriller. Per ora, appunto. Perché con il 30 per cento di Prisa non sarebbe più “un piccolo azionista”.

 

“Spesso si sottovalutano le ambizioni smisurate di Bolloré. Non mi sorprenderebbe se, attraverso la quota di Prisa, in qualche modo, facesse scoppiare una crisi interna tra gli azionisti del Monde, magari strizzando l’occhio a Daniel Kretinsky che non si sa bene da che parte stia”, dice al Foglio un fine conoscitore dei media e dell’universo Bolloré. Kretinsky è il miliardario ceco che dal 2018 fa shopping nei giornali francesi, che assieme al banchiere Matthieu Pigasse possiede una quota del 26,6 per cento della holding Le Monde Libre, e nel 2019 aveva provato, invano, a comprare la quota di Prisa, suscitando una rivolta della Société des rédacteurs du Monde che gridò all’“atto ostile”. Secondo un’altra fonte vicina al mondo Vivendi sentita dal Foglio, l’operazione di Bolloré va vista più come un rafforzamento dell’entente cordiale tra il suo gruppo e il fondo inglese Amber Capital, primo socio di Prisa con una partecipazione del 29,9 per cento: intesa già concretizzata nel dossier Lagardère. “Vivendi è sbarcata in Spagna per aiutare Amber Capital a consolidare la sua posizione, con la stessa logica di alleanza che si è vista in Francia con Lagardère”. Per ora, secondo la stessa fonte, la quota di Prisa nel Monde “è dormiente”. E se fosse Bolloré a risvegliarla?

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