Nessun compromesso
Diventare un artista
Come si fa? Impegnandosi molto, e imparando a pensare come un artista. Un libro
Poco più di un lustro fa, mi fu chiesto per la prima volta di effettuare una docenza in una scuola di scrittura. Ebbi da ponderare: essendomi formato in una rivista autoprodotta, essendo cresciuto nel mito degli scrittori iconoclasti, nemici di tutto e tutti ma soprattutto dei maestri, temevo che accettare avrebbe potuto costituire un tradimento dei miei ideali di gioventù. Conclusi che non si poteva insegnare a scrivere, ma che si poteva insegnare a pensare come uno scrittore, e questo portai in aula. Funzionò, al punto che da quelle lezioni è nato anche un libriccino, piuttosto fortunato, uscito l’anno scorso per minimum fax. Ero tuttavia convinto che questo principio valesse solo per l’arte letteraria, in virtù del suo fondarsi sulla lettura: l’insegnamento delle singole tecniche è inutile perché a scrivere bene si impara, in ultimo, solo leggendo molto, leggendo bene, rileggendo meglio.
Ho quindi trovato un po’ sorprendente, ma anche corroborante, ritrovare i medesimi principî in Come diventare un artista (Johan & Levi, 176 pp., €20 euro): seguo il suo autore Jerry Saltz su Instagram da tempo, e lo consideravo una delle persone più sveglie del miliardo e centosessanta milioni che utilizzano la piattaforma anche prima di scoprire che aveva vinto un Pulitzer ed era il critico d’arte di punta di Vulture. Come si diventa, dunque, un artista? È presto – anzi già – detto: imparando a pensare come un artista. Va da sé che un artista pensa in modo diverso da uno scrittore, ma fino a un certo punto. Per cominciare, il passo davvero importante è il medesimo: impegnarsi moltissimo. E si dirà: serviva Saltz per scoprire l’acqua calda. In realtà… sì, dato che l’entità reale di quel moltissimo è ben diversa da come la intendono in molti, anzi quasi tutti, anche tra gli aspiranti avveduti e motivati. Si tratta, infatti, di trasformare la pratica artistica in un’attività totalizzante. Pensare solo a quello, sempre, e consacrare la propria esistenza all’arte senza il minimo compromesso.
Una verità scomoda, certamente démodé – non è forse questo… romanticismo? – nell’epoca dell’ironia e dell’understatement obbligatorio, ma Saltz riesce nell’impresa di farla passare in modo divertito e divertente. Se Virginia Woolf intimava di dotarsi anzitutto di una stanza tutta per sé, Saltz fa lo stesso, solo che la stanza è uno studio – uno studio in cui è bene cominciare subito, lavorare tutti i giorni e provare di tutto – ma va oltre la pratica, spiegando all’aspirante anche il mondo dell’arte. E nonostante sia un critico celeberrimo, parte quindi integrante del suddetto mondo, lo fa senza risparmiarsi le indicibili verità: si tratta di un pozzo di serpenti, in cui però ci si può – anzi, ci si deve – anche fare qualche amico, e addirittura divertire. La sincerità è la stessa, nel male come nel bene, quando si parla di soldi: ce ne saranno pochi, anzi sarai povero per la maggior pare della tua vita, ma dall’altro lato chi ha mai conosciuto un artista in attività che fosse pentito della sua scelta?
Leggere Come diventare un artista assomiglia più a far due chiacchiere con un vecchio amico che ascoltare le parole di un critico riverito, ma il critico, e di gran classe, si vede nella scelta delle immagini che accompagnano i sessantatré fulminanti capitoletti: Gerhard Richter e Michelangelo, certo, ma anche Georgia O’Keefe, Hilma af Klint e Alma Thomas, sempre in accostamenti con almeno un paio di possibili chiavi di lettura. E se alcune verità valgono solo per gli aspiranti artisti – su tutte il fatto che quando capisci davvero Cézanne stai cominciando a essere sulla strada giusta – la verità è che il libro di Saltz, con la sua brusca saggezza, è ottimo anche per gli aspiranti scrittori, anzi per chiunque voglia arrivare a guadagnarsi da vivere col frutto del proprio ingegno: in ristampa lo si rititoli pure Come diventare qualunque cosa.
Intervista a Gabriele Lavia