“Ma quale musica, io faccio infissi”. Parla Calcutta

Il lockdown, la solitudine, i dischi in uscita e le canzoni, che si fanno “senza fertilizzanti”. Intervista indie e sconnessa al cantautore di Latina

Simonetta Sciandivasci

 

Abbiamo chiesto a Edoardo D'Erme, in arte Calcutta, come se l'è passata durante il lockdown. “Tutto sommato da solo sto bene”, dice il cantautore. “Credo che, nonostante tutti i problemi, sia stata anche un'opportunità per esercitarsi a stare da soli, per capire che non siamo autosufficienti e temprarsi nello stare da soli”.

“Ho alcune canzoni nuove e anche alcune canzoni che mi sono avanzate dai dischi precedenti – aggiunge – ma mi chiedo se mi va affrontare l'uscita di un disco in questa situazione. Nelle mie canzoni cerco di esercitare un po' di 'agricoltura spontanea'. O le cose mi vengono da sé oppure io non le concimo, non uso fertilizzanti”. 

“Credo che scrivere canzoni significhi dover creare porte, finestre, non certo il paesaggio che ci sta dietro. Sono uno che fa infissi. Più sono belli, grandi, più il vetro è di qualità e più le persone riescono a vederci qualcosa attraverso. Se ti emozioni ho fatto il mio, ho fatto un buon infisso”.
 
E i prossimi live? “Nel 2021 uscirà un nuovo disco, per scaramanzia non dico niente ma spero che ricominceranno anche i concerti. Lo spero”.

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