Il mosaico del nostro io
È quello della cattedrale di Otranto: 600 mila tessere di un racconto simbolico, che avvolge e coinvolge
Un quadrupede dalle lunghe corna con aculei sulle cosce, Sansone che lotta contro un leone, due scimmie che mangiano frutta, un centauro che saetta un cervo, un monaco di fronte a un unicorno, e poi un gigantesco drago alato che stritola fra le sue spire un cervo, una volpe che suona i piatti, una cacciatrice intenta a schioccare l’arco, dannati tormentati dai serpenti, una sirena che si afferra con le mani la coda biforcuta, un essere umano con testa d’asino, un grifone che solleva tra le zampe un capretto, un angelo con bilancia che pesa le alme… Si potrebbe continuare, liberandoci a tale icasticità e viaggiare, abbandonandosi alla fantasia per poi guardarsi intorno e ritrovarsi nella rappresentazione della vita, presunta o reale che sia. Siamo a Otranto, nella sua cattedrale (Santa Maria Annunziata), costruita a metà dell’XI secolo quando la città, prima terra di Bisanzio, venne ridotta in schiavitù dai Normanni.
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