Oscar Giannino (Foto LaPresse)

Il nuovo corso (meno antigovernativo) di via Monte Rosa

Lorenzo Marini

Io stavo con Oscar. Radio 24 ha chiuso tre programmi di Giannino. Domandine

Non è la prima volta che Oscar Giannino lascia Radio 24. Era già successo quando il giornalista intraprese l’avventura politica con Fare per fermare il declino, nel 2013, con tanto di candidatura alle elezioni, poi andata male. Ma forse questa è quella che fa più male. Ieri, alle 4 di pomeriggio, è andata in onda l’ultima puntata de La versione di Oscar. Da lunedì questa trasmissione e neppure le altre due, Morgana e Merlino e I conti della belva, saranno più nel palinsesto della radio di Confindustria. A Giannino l’azienda ha comunicato che non gli verrà rinnovato il contratto. In viale Monte Rosa si racconta che il motivo principale della rottura sia il cattivo rapporto tra il giornalista e il direttore Fabio Tamburini. “I due non si prendono, non si sopportano, non si sono mai piaciuti”, dicono alcune voci dalla redazione. “Niente di più falso”, replica Tamburini, “io dico sempre: i rapporti personali sono una cosa, quelli professionali un’altra. Le due cose non vanno mai mischiate. Giannino è un collega che stimo, ma all’interno di un rinnovamento complessivo della radio, ho fatto scelte diverse”.

 

Qualcuno, però, tira in ballo anche la politica. Oscar Giannino è fortemente anti governativo e nelle sue trasmissioni punge spesso e volentieri la maggioranza gialloverde, soprattutto nelle sue scelte economiche. La Confindustria, come da tradizione, ha una posizione più sfumata. Con il governo, qualsiasi esso sia, si vuole confrontare. “Crediamo fortemente nella Lega, che è una componente importante dell’esecutivo. Nei loro confronti abbiamo grandi aspettative. Alla luce anche del rapporto storico di molti nostri imprenditori con i governatori leghisti in Veneto, Lombardia e Friuli”, disse Boccia a settembre 2018. Un’apertura di credito verso Matteo Salvini quasi clamorosa. Come a dire: la Lega è un mondo vicino al nostro. Ma criticata, a modo suo, da Giannino, anche dai microfoni della radio.

 

Altri poi sostengono che il giornalista dandy sia rimasto schiacciato in una guerra all’interno della stessa Confindustria tra l’ala centralista e più filogovernativa di Boccia e quella più “territoriale” rappresentata da Assolombarda. Risultato: Giannino passa da tre trasmissioni a zero. “Non parlo, non posso parlare e nemmeno lo voglio. Se avrò qualcosa da dire, lo farò a tempo debito”, ha detto ieri, dopo aver sfogato la sua amarezza in diretta radiofonica il giorno prima, giovedì. “Oggi userò le parolacce, dirò finalmente cazzo, cazzo, cazzo. Perché sono alla penultima giornata qui dentro. Da dopodomani non mi sentirete più”. Sui social è immediatamente partita la protesta degli ascoltatori, al motto di #IoStoConOscar. Mentre attestati di stima e solidarietà piovono da firme e colleghi illustri. La domanda dalle cento pistole, però, adesso, è se questo defenestramento sia prodromico a una sterzata filo governativa della radio, sull’onda della linea intrapresa da mesi dal quotidiano. “E’ inutile negarlo, il timore c’è. Ma noi siamo sempre stati una redazione molto libera e alla fine sono i risultati che contano. Da qui a diventare una radio sovranista ce ne corre”, spiega un cronista del giornale che chiede l’anonimato.

 

L’altra notizia di queste ore è che la prossima potrebbe essere l’ultima stagione de La Zanzara di Giuseppe Cruciani. Ma qui non ci sono retroscena: Cruciani, che a differenza di Giannino è un interno, dopo 14 anni si è stufato e vorrebbe fare altro. “Questo è un programma che mi assorbe totalmente e in cui io metto tutto me stesso. Passo tutta la mia vita a pensare al programma. Sono un po’ stanco”, ha fatto sapere nei giorni scorsi. “Lo capisco. Io mi diverto sempre, ma forse è finito un ciclo. Staremo a vedere: magari poi ci ripensa oppure faremo un’altra cosa insieme”, dice il suo alter ego, David Parenzo.

 

Il palinsesto 2019-2020, in via di presentazione nei prossimi giorni, punterà molto sulle risorse interne: Alessandro Milan, Gianluca Nicoletti, Maria Latella, Sebastiano Barisoni, ma anche molti nomi nuovi. Unica eccezione, l’arrivo di Paolo Mieli, che condurrà un programma insieme a Simone Spetia, tre giorni a settimana. E’ stato sondato pure Gerardo Greco, per un programma del mattino, ma la cosa non è andata in porto. “Saremo una radio più di flusso e meno di opinione”, spiegano da Viale Monte Rosa. Dove ieri si è esultato per i risultati del primo semestre 2019, con 108 mila contatti al giorno in più rispetto al primo semestre 2018, con la radio che si piazza al decimo posto nella classifica delle più ascoltate, con una media di 2 milioni e 305 mila ascoltatori giornalieri.

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