Batman e Paperinik, le vite parallele di due vendicatori diventati supereroi

Stefano Priarone

L’Uomo Pipistrello e l’identità segreta di Paperino: il primo compie ottant’anni, il secondo cinquanta; e sono più simili di quanto si possa pensare

Uno è il miliardario Bruce Wayne che di notte indossa un costume da pipistrello e combatte il crimine con la sua Batmobile nella città immaginaria di Gotham City. L’altro è un papero antropomorfo perennemente in bolletta che di notte indossa un costume nero e sulla sua 313 raddrizza i torti (spesso quelli subiti da lui stesso) nella città immaginaria di Paperopoli. Già da questi accenni sia può intuire come Batman e Paperinik siano accomunati non solo dal compleanno: il primo quest’anno compie ottant’anni di vita editoriale, il secondo cinquanta. E anche il loro percorso narrativo è stato quasi speculare.

  

Batman è stato creato nel 1939 dallo sceneggiatore Bill Finger e dal disegnatore Bob Kane (per ragioni legali a lungo soltanto il secondo è stato accreditato come creatore). Nasce, sul numero 27 dell’albo “Detective Comics”, come eroe pulp, sulla scia di The Shadow, il giustiziere protagonista prima di radiodrammi e poi di romanzi. Bruce Wayne, traumatizzato da bambino per aver visto i genitori uccisi da un ladro, decide di dedicare la propria vita a combattere il crimine. Non è un supereroe: nono ha superpoteri ma è solo ben allenato e dispone di molti mezzi (auto, gadget tecnologici) grazie alle ricchezze ereditate. E nelle prime storie non si fa scrupolo a uccidere. Il personaggio viene progressivamente edulcorato, già l’introduzione della spalla Robin (alias Dick Grayson), ragazzino adottato da Bruce Wayne che come lui ha perso i genitori, uccisi da criminali, serve per attirare i lettori più giovani.

 

 

Ed è questo Batman che ispira la serie tv degli anni Sessanta dove è interpretato da Adam West (Robin è Burt Ward), nella quale lui, Robin e nemici come il Joker, Catwoman, il Cappellaio Matto, l’Enigmista, Mr. Freeze sembrano tanti bambini mai cresciuti che giocano in una Gotham che è una sorta di immenso Luna Park. La serie è un gioellino pop, ma a molti lettori non piace questo Uomo Pipistrello ridicolizzato. Già alla fine del decennio nelle storie di Dennis O’Neil (futuro editor delle serie del personaggio) disegnate dal grande Neal Adams abbiamo un personaggio più cupo e affascinante.

 

Poi nel 1986 esce “Il Ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller, saga nella quale un Bruce Wayne ultracinquantenne torna dopo anni a calarsi nei panni di Batman in una Gotham City mai così cupa. Un Batman stile Clint Eastwood in una Gotham che sembra la San Francisco dell’Ispettore Callaghan. E da allora Batman è sempre più spesso un Cavaliere Oscuro, anche se il personaggio è così affascinante e iconico che può avere diverse interpretazioni.

  

Da papero vendicatore a supereroe

Paperinik ha un percorso analogo a quello di Batman: l’identità mascherata di Paperino solamente in seguito diventerà un supereroe, all’inizio è, ovviamente in chiave disneyana, un eroe nero alla Fantômas. Non a caso la sua prima storia, “Paperinik il diabolico vendicatore” inizia quando Paperino scopre i diari di Fantomius, una sorta di ladro gentiluomo di decenni prima. Del resto, Fantômas aveva ispirato anche un personaggio come Diabolik, creato nel 1962, che all’epoca è all’apice del successo. “Paperinik il diabolico vendicatore” esce nel giugno 1969: gli autori sono due fra i più grandi Disney italiani, lo sceneggiatore Guido Martina e il disegnatore Giovan Battista Carpi. Lo spunto viene dall’allora vice direttrice di “Topolino” Elisa Penna che chiede a Martina una parodia di Diabolik sulla scia del Dorellik interpretato al cinema da Johnny Dorelli. Ma Martina lo fa suo: Paperinik, è in parte vendicatore alla Fantômas, in parte eroe tecnologico alla James Bond (il suo Q che gli fornisce i gadget è l’inventore Archimede Pitagorico) ma, soprattutto, è il modo con il quale lo sceneggiatore torinese fa ammenda, rendendosi conto di non aver reso giustizia al personaggio in passato: in troppe sue storie Paperino è un nullafacente sfortunato cronico. Nei panni di Paperinik il nostro papero si vendica di tutti coloro i quali lo considerano poco e lo tartassano, in primis il ricco zio Paperone e il fortunato cugino Gastone, in una serie di avventure degli anni Settanta scritte da Martina e disegnate dal futuro maestro Disney Massimo De Vita. In seguito, fra la fine del decennio e i primi Ottanta Paperinik diventa un supereroe casereccio che combatte i ladri Bassotti o altre minacce (come l’antiecologico Inquinator) di Paperopoli. Negli anni Novanta la svolta: al Paperinik “normale” si affianca PK: è sempre Paperino, il costume è analogo, ma stavolta se la vede con invasori alieni e viaggiatori nel tempo in storie che mixano il mondo disneyano ai supereroi in stile Marvel.

   

  

“Come Batman, anche Paperinik può essere – ed è stato – molte cose” dice al Foglio lo sceneggiatore disneyano Roberto Gagnor. “Parte come parodia di Diabolik: un vendicatore dei torti che subisce il povero Paperino. Poi diventa più supereroe, fino a diventare marvelliano con PK. Insomma, può essere camp, dark e molte altre cose: una manna, per noi sceneggiatori! Considerando che da piccolo volevo essere Paperinik, aver scritto qualche storia con lui è stata una gioia nella gioia: gli ho fatto anche incontrare una versione papera del grande autore Marvel Jack Kirby”.

 

Come per Batman, le varie versioni di Paperinik possono benissimo coesistere. “Topolino festeggerà i cinquant’anni di Paperinik nel numero in uscita il 12 giugno con una mia storia, una sorta di dietro le quinte delle sue origini con molte sorprese” dice al Foglio Marco Gervasio che da anni scrive e disegna storie con protagonista l’ispiratore del papero vendicatore Fantomius, che prima di lui era stato soltanto evocato in alcune avventure. “Da lì partiranno le nuove avventure, delle quali mi sto occupando, riprendendo da dove aveva lasciato il grande Guido Martina. Il mio Paperinik sarà quello iniziale, non il super eroe ma il diabolico vendicatore, con tutti i pregi e i difetti del nostro amato Paperino.”

  

  

Batman Italian style

Per molti sceneggiatori italiani scrivere storie di PK è anche un modo per potersi occupare di supereroi, visto che, se sono ormai numerosi i disegnatori italiani che lavorano per gli States sui supereroi americani, non è lo stesso per gli sceneggiatori. Ma c’è anche chi ha avuto il privilegio di scrivere Batman. È lo sceneggiatore Matteo Casali, autore, con il collega americano Brian Azzarello, della miniserie “Batman Europa” uscita nel 2016 dopo una lunga gestazione. “Batman è un personaggio unico” dice al Foglio. “Nato subito dopo Superman, ne è il lato oscuro e umano, quando si parla di supereroi. E la sua umanità, che lo caratterizza, è anche la stessa che può perdere nella sua talvolta disumana lotta verso un male che spesso gli somiglia”. Casali è giustamente orgoglioso della miniserie dove Batman e il suo arcinemico Joker sono in trasferta in varie città europee.

 

 

“La mia con Batman è stata un’esperienza unica: nessun altro scrittore italiano lo ha mai fatto. E lunghissima, visti i tempi di produzione incredibili che sono stati necessari ai disegnatori. Una vacanza europea che io e Brian Azzarello abbiamo fatto insieme a Batman e Joker. Pensando però a Walter Matthau e Jack Lemmon”. Ma Paperinik nelle storie di Martina ha punti in comune anche con Spider-Man. Come Peter Parker è un adolescente timido e bullizzato che diventa spavaldo e sarcastico con il costume di Spider-Man, così Paperino nei panni di Paperinik, come osserva il critico Alberto Becattini “si prende spesso gioco proprio di coloro i quali si erano fin qui presi gioco di lui, anche assumendone le sembianze grazie a una serie di maschere”. Batman e Paperinik si assomigliano anche perché privi di superpoteri: sono un uomo e un papero assolutamente normali. Almeno all’apparenza: in realtà sono decisamente speciali.

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