Assieme al direttore di Valeurs Actuelles, Houellebecq sta per pubblicare un saggio per un ritorno al cattolicesimo conservatore

Houellebecq il tradizionalista

Giulio Meotti

Dopo le ammucchiate, il nichilismo e il buddismo lo scrittore ci riprova con “la restaurazione cattolica più rigorosa”

In “Houellebecq, ou la provocation permanente”, Jean-François Patricola scriveva in tempi non sospetti che il più celebre e celebrato tra gli scrittori francesi aveva sbaragliato il mercato e la critica grazie a una furbissima operazione mediatica. Tutti i romanzi di questo dolente moralista, il misantropo ricolmo di applausi, l’ovvio che si vende come il pane, sono sempre stati, in fondo, una grande infarinatura di intellettualismo e di ammucchiate. Dopo l’edonismo, il transumanesimo, il buddismo (la rivista Fabula dedicò un dossier al “buddismo di Houellebecq”), i raeliani (nel 2005 lo scrittore fu nominato “sacerdote onorarario dei raeliani”) e l’onnipresente nichilismo, Michel Houellebecq sembra pronto all’ultimo giro di valzer. Il cattolicesimo.

 

“La messa la segue da vicino, si inginocchia se necessario. Ha assaporato la compagnia dei giovani cattolici e della Manif”

E’ un percorso che ricorda quello compiuto dal suo amico, lo scrittore Maurice Dantec, scomparso in Canada quattro anni fa e che per vent’anni aveva vissuto all’estero, stufo della “decadenza dell’Europa”. Dantec si era convertito al cattolicesimo fuori tempo massimo, nel momento in cui la religione cattolica era, come diceva lui, “irresistibilmente condannata”. “Ho semplicemente notato che questo mondo agnostico ha ancora bisogno di trascendenza, e la fede cristiana può impedirci di cadere nel baratro”, aveva scritto l’autore di “Babylon A.D.”. A Montréal, Dantec si fece battezzare nella cappella dei Padri della Santa Croce da un prete domenicano, Edmond Robillard, tradizionalista di ferro e ferrigno traduttore del cardinale Newman e degli scritti di san Tommaso d’Aquino.

 

Houellebecq adesso sembra avviato sullo stesso percorso. In una intervista a La Vie dopo gli attacchi in Francia nel 2015, confermò di essere molto attratto dalla religione cattolica. “Durante la mia infanzia, nella casa dei miei nonni, non c’era religione, e non c’era autentica antipatia, a differenza dei loro amici comunisti, che erano più anticlericali”, disse lo scrittore francese più noto al mondo. “Per loro, il regno e il progresso erano di questo mondo. Ma la religione è entrata nella mia vita da quando avevo tredici anni. Un amico della mia classe aveva tentato di convertirmi. Ho tenuto la Bibbia che mi ha dato. Ne leggo una buona parte oggi”.

 

Allora Houellebecq disse di non essere pronto a passare al cristianesimo. “Non mi definisco più ateo. Sono diventato agnostico, la parola è più accurata”. Disse di provare simpatia per i giovani cattolici francesi. “Li prendo sul serio. Prendo sul serio il bisogno spirituale. Trovo molto fastidioso sociologizzare le cose. Non tutti i giovani sono alla deriva, come diciamo noi. Come Auguste Comte, penso che nel lungo termine una società non può sopravvivere senza religione. E infatti, oggi vediamo segni di erosione di un sistema apparso alcuni secoli fa”.

 

Adesso, in una intervista al Monde, uno degli amici più vicini a Houellebecq, il giornalista cattolico conservatore Geoffroy Lejeune, caporedattore del settimanale Valeurs Actuelles, rivela che l’autore di “Serotonina” pubblicherà alla fine di marzo un saggio a favore della “restaurazione della chiesa cattolica nella sua versione più rigorosa”. Niente meno. Houellebecq affermerà che l’uomo “è un essere della ragione”, ma “soprattutto un essere di carne ed emozione”. Tesi ripetute durante una conferenza a Bruxelles lo scorso autunno, in occasione del conferimento del premio Oswald Spengler: “Una società senza religione – ciò che oggi è chiamata una società secolarizzata – conduce una vita infelice e breve. Se questo punto di vista di Comte, per quanto semplicistico possa sembrare, mi ha sedotto, non è per la finezza della sua argomentazione, ma perché ho avuto l’opportunità di scoprire nella mia vita privata che la religione è stata in grado di cambiare il comportamento di un essere umano e in effetti è l’unica cosa in grado di farlo”.

 

In tutti i romanzi gira intorno al cattolicesimo. “Non sto mentendo – dice – ho cercato di convertirmi, ma mi sono perso”

Da un po’ di tempo Houellebecq, fresco pure di un matrimonio come si deve, frequenta i cattolici conservatori. “Lapaque, non riuscirai a farmi diventare uno scrittore cattolico!”, disse qualche anno fa Houellebecq allo scrittore Sébastien Lapaque, mentre parlavano di san Paolo, Pascal, Bernanos e Péguy. Un altro amico di Houellebecq è Pascal Wintzer, nominato arcivescovo di Poitiers da Benedetto XVI per provare a risollevare una chiesa alla deriva liberal. Questo prete conservatore ha scoperto Houellebecq leggendo “L’estensione del dominio della lotta” e ne è diventato un fan, fino all’amicizia per corrispondenza e poi di persona. Wintzer ha scritto un elogio di “Serotonina” sul giornale cattolico La Croix.

 

All’interno della Conferenza dei vescovi di Francia, c’è un “Osservatorio di fede e cultura” la cui funzione è “fornire ai vescovi informazioni, valutazione e discernimento sulla cultura contemporanea di fronte alla fede cristiana”. Nel 2010 iniziarono a suggerire ai prelati di leggere “La mappa e il territorio” di Houellebecq. Isabelle Richebe, del servizio pastorale di studi politici, avvertì invece, in uno dei tre articoli proposti, le menti frettolose che erano già tentate di fare di Houellebecq un “compagno di viaggio” del cattolicesimo. C’è chi tirò fuori una intervista del 1998, quando uscirono le “Particelle elementari”, in cui il suo autore aveva affermato: “Sono totalmente contrario all’eutanasia”. Un’altra rivista cattolica, Famille chrétienne, lo ha elogiato come “romanziere della rinuncia spirituale”. E poi ci sono le cene di Houellebecq con Laurent Wauquiez, il leader della destra conservatrice, i Repubblicani. 

 

E’ lo stesso Lejeune, in un lungo saggio di confidenze apparso nella sua rivista questo mese, a scrivere di Houellebecq: “A messa? Non a Natale, ma durante la quaresima. La segue da vicino, non riluttante a inginocchiarsi se necessario. Preferisce il francese al latino, tutto è già sufficientemente complicato. Ha assaporato la compagnia dei giovani cattolici e La Manif per tutti gli ha lasciato un assaggio di fascino. Preferisce questi ‘cattolici dell’identità’ ai ‘cattolici di sinistra’ che sono riusciti a fargli perdere la conversione. Continua a chiedersi dove sia Dio, mentre lamenta qualcosa di stranamente suicida nell’atteggiamento della chiesa”. “Come ho amato, profondamente amato, questo magnifico rituale, perfezionato per secoli”, ha scritto Houellebecq della messa in “Nemici pubblici”.

 

Dai vescovi che suggeriscono la lettura dei suoi romanzi alle cene con Laurent Wauquiez, leader della destra conservatrice

Si è scoperto, grazie a un’inchiesta del Monde, che Houellebecq ha soggiornato nel monastero di Ligugé per scrivere “Sottomissione”, che originariamente doveva essere chiamato “Conversione”. San Martino vi fondò nel 361 una piccola comunità. Durante la sua permanenza, Houellebecq ha fatto vita benedettina. Sei mesi dopo la strage a Charlie Hebdo e l’uscita di “Sottomissione”, in una lunga intervista alla Revue des Deux Monde Houellebecq ha speso parole di rispetto per la Manif, la fitta rete di individui e associazioni che in Francia ha animato le grandi manifestazioni per opporsi alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso: “Non sapevo che esistessero tutti questi giovani cattolici che abbiamo visto in televisione, le ‘sentinelle’, è stato molto sorprendente, sono belli”. Ma lo scrittore comunque non vede alcuna riscossa cristiana all’orizzonte. “Abbiamo persino difficoltà a rappresentare chiaramente quello che potrebbe essere una forte chiesa cattolica, perché è così lontana. Non l’ho mai vista operativa”.

 

Lo ha detto in un’altra intervista alla Reveu des deux mondes: “Sono molto legato ai paesi in cui ho vissuto. Vivo in Irlanda e ho comprato un appartamento per le vacanze in Spagna: erano i due paesi più cattolici d’Europa. E’ incredibile, per qualcuno che non è cattolico, ma che ancora immagina di cosa si tratti, vedere che scompare così rapidamente; è davvero spettacolare. In Spagna è noto, c’è la movida, le persone sono molto interessate al sesso. In Irlanda non è affatto così, sono interessati solo ai soldi… Eppure il collasso è lo stesso, alla stessa velocità. Mi spaventa”. In un’intervista rilasciata allo Spiegel due anni fa, Houellebecq aveva perfino detto: “Fondamentalmente, l’integrazione dei musulmani potrebbe funzionare solo se il cattolicesimo diventasse religione di stato. Occupare il secondo posto, come rispettata minoranza, in uno stato cattolico, i musulmani lo accetterebbero molto più facilmente rispetto alla situazione attuale”. Houellebecq spiegò di vedere in Francia “un curioso ritorno dal cattolicesimo”, come dimostrato dalle proteste contro il matrimonio gay. “C’è un notevole ritorno del cattolicesimo in Francia ed è meno reazionario di quanto si pensi spesso. E’ sostenuto, ad esempio, dai cosiddetti carismatici, che trasformano i loro servizi in avvenimenti, in emozioni, proprio come fanno i pentecostali o gli evangelici. E’ come una corrente sotterranea che improvvisamente è venuta alla luce. Per me, è uno dei momenti più interessanti della storia recente. Tendo sempre a spiegare materialmente le cose: il fatto è che i cattolici devoti stanno mettendo più bambini al mondo. E trasmettono i loro valori ai bambini. Cioè, il loro numero aumenterà”.

 

“L’integrazione dei musulmani può funzionare soltanto se il cattolicesimo tornasse a essere religione di stato”

Il tema della conversione dello scrittore francese è sempre stato là, sotto traccia. “Rimango convinto che tutta la felicità è di essenza religiosa”, aveva spiegato nel 1996 in un’intervista con Sébastien Lapaque per la rivista Immediately. Con le sue descrizioni crude, sadiane e libertine, Houellebecq è un autore che dovrebbe respingere i cristiani con tutte quelle pagine pornografiche, pedofile, zoofile. E invece… Houellebecq spiega in un’intervista con Agathe-Novak Lechevalier, la sua studiosa: “Sono cattolico nel senso che mostro l’orrore di un mondo senza Dio”. E si è tentati di trovare un filo logico. Nel suo primo romanzo, “Estensione del dominio della lotta”, un prete invita il narratore a convertirsi al cattolicesimo; nelle “Particelle elementari” il narratore racconta di aver “fatto un nuovo tentativo di diventare cattolico”; nella “Mappa e il territorio”, il protagonista immagina un Houellebecq che si è convertito al cattolicesimo in punto di morte; nella “Possibilità di un’isola” lo scrittore prefigura la nascita di una religione completamente nuova (il transumanesimo su basi scientiste) che soppianta il cristianesimo; infine, in “Sottomissione”, il protagonista cerca di convertirsi, seguendo l’esempio di Huysmans, prima di arrendersi.

 

Il cattolicesimo è un vero oggetto di fascino per Houellebecq. Infatti, nel 2015 ha dichiarato: “Non sto mentendo, ho cercato molto duramente di convertirmi al cattolicesimo, ma mi sono perso”. In “Sottomissione”, d’altra parte, una sincera conversione al cattolicesimo fallisce: “La mattina dopo aver caricato la mia auto e aver pagato l’albergo, sono tornato alla cappella di Notre-Dame, ora deserta. A poco a poco sentivo che stavo perdendo il contatto. Dopo mezz’ora mi alzai, abbandonato dallo Spirito, ridotto al mio corpo danneggiato, deperibile, e scesi tristemente i gradini verso il parcheggio”.

 

Nel suo saggio “Houellebecq, l’arte della consolazione” (Stock, 2018), Agathe Novak-Lechevalier spiega che “per Houellebecq se la società ha bisogno di una religione è soprattutto per ripristinare un legame tra gli uomini che l’individualismo contemporaneo sta facendo sparire completamente”. In “Sottomissione”, con la partenza dell’ebrea francese Myriam verso Israele e con il fallimento della conversione di Françoise al cattolicesimo, la sconfitta è tutta messa in scena e la Francia perde la propria anima.

 

Houellebecq deve ancora trovare la sua. E speriamo che, dopo l’edonismo spinto, tutti quei blowjob, lo scientismo e il buddismo transumanista, sia la volta buona. All’inizio di “Serotonina”, lo scrittore presenta quella “piccola compressa bianca, ovale, divisibile”. E’ la dose quotidiana di psicofarmaco che lo tiene in vita. Domani potrebbe diventare un’ostia.

 

Houellebecq che sta per diventare cattolico. Stupéfiant!

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.