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Ben vengano i libri per bambini distribuiti con l'Happy Meal di McDonald's

Antonio Gurrado

Dibattito in Francia: quali sono i confini tra etica e profitto?

E’ legittimo fondare la cultura di una nazione sulle patatine fritte? Questa è la domanda sottesa all’ultima polemica culturale francese, con fior di petizioni contro lo stand di McDonald’s al Salone del libro per ragazzi di Montreuil, nonché contro la promozione che, in tutte le filiali, consente di ricevere in regalo un libro Hachette per bambini insieme a ogni Happy Meal, in alternativa al tradizionale giocattolino. Polemica a scoppio ritardato, in effetti: questa promozione è attiva da quattro anni e lo stand con la “M” gialla a Montreuil c’era già nel 2017. Se è esplosa in questo periodo e si trascina da mesi, probabilmente c’è in gioco qualcosa di profondo che è diventato urgente oggi, nella marea montante dello scontro fra popolo ed élite. Non si tratta di stabilire l’efficacia della promozione in sé, dunque, ma di capire se l’élite, ambendo a educare il popolo, debba dare priorità alla cultura oppure all’etica.

 

I favorevoli fanno leva sulla forza dei dati. Grazie alla promozione Happy Meal sono stati distribuiti più di quaranta milioni di libri: sono volumi graziosi, ben illustrati, che recano il marchio Hachette ma non quello di McDonald’s. Il primo a firmarli è stato Alexandre Jardin, che ha riscritto favole della tradizione: ne sono state diffuse venti milioni di copie, numero incomparabilmente superiore alle stime di vendita dell’editore ora che una raccolta delle stesse favole sbarca in libreria. “Se si vuole creare una nazione di lettori”, ha detto Jardin al Figaro, “bisogna distribuire libri oltre le scuole e le biblioteche”. A Télérama ha rincarato ammettendo che “nemmeno il ministero della cultura sarebbe in grado di raggiungere le classi popolari come fa McDonald’s”.

 

La normale tiratura di un libro per ragazzi si calcola in migliaia, quella speciale per McDonald’s in milionate; la “M” gialla infatti è inalberata in periferie della Francia prive di librerie o biblioteche, dove la scuola è guardata con sospetto. La promozione consente ai figli di questa Francia la possibilità di scoprire il libro come oggetto e di apprendere contenuti basilari: dopo le favole è stata la volta dei modi di dire, dei periodi storici e degli strumenti musicali. La politica è far arrivare ai bambini illetterati briciole della produzione di qualità commissionata ad autori affermati come Marc Levy e Katherine Pancol.

 

I contrari hanno gioco facile a denunciare l’operazione di facciata, volta a ripulire l’immagine di McDonald’s ne più né meno di quando nei menu il gelato venne sostituito con la frutta: se McDonald’s è il male ma i libri sono il bene, allora basterà distribuire libri per diventare il bene. Di là dalle petizioni contro “la multinazionale dell’evasione fiscale e dello sfruttamento dei lavoratori”, il punto è il dubbio se i libri siano sempre da considerarsi il bene. E’ una controtendenza rispetto alla convinzione intellettuale che il male sia frutto dell’ignoranza e che la lettura possa estirparlo. Lo scrittore Jerôme Lambert ha definito “un errore affermare che bisogna leggere a tutti i costi”, insinuando che “bisogna guardare la mano che dà il libro, specie se chi lo riceve ha otto anni e mezzo”. L’autrice Marie Desplechin, oltre ad annullare in segno di protesta il proprio intervento a Montreuil, ha sottolineato che, se per far leggere bastasse regalare libri, allora tutti leggerebbero e il problema sarebbe risolto in un attimo. In generale, la preoccupazione degli intellettuali contro McDonald’s è che la distribuzione degli albi Hachette sia un veicolo non di cultura ma di omologazione e che le cifre eclatanti della distribuzione libraria tramite il fast food siano un frutto avvelenato, che porterà l’editoria a svendersi eticamente e commercialmente (se non si compra l’Happy Meal, ciascun albo è in vendita a ben 72 centesimi). Tali sono i tormenti dell’élite. Quanto al popolo, è come sempre draconiano nel risolvere una questione tanto complessa: posto di fronte all’alternativa fra ricevere in omaggio il libro o il giocattolino, nell’85 per cento dei casi sceglie il giocattolino.

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