Vite parallele

Giuseppe Fantasia

Gli amori di M., ovvero tutto quello che l’arte contemporanea di Legnaioli può raccontarci

Roma. La ricerca sull’individuo e su quelle che sono le caratteristiche più personali ed essenziali dell’identità di una persona: le impronte digitali, il nostro essere che resta sempre lo stesso anche se il corpo cambia, perché sono immutabili e individuali. Da qui è partito il lavoro di Micaela Legnaioli, artista italiana nata a New Delhi con un passato trascorso in diversi paesi europei e sudamericani. Nel progetto “Undici Vite”, Legnaioli ha rappresentato le biografie di undici grandi donne, ma il paradosso – come ha fatto notare il critico d’arte Claudio Strinati – è che l’aspetto evidenziato non è la fisionomia, ma proprio l’impronta digitale, o meglio, una sola parte di essa trascritta in un’immagine tridimensionale che fa pensare – se osservate dall’alto – a un tragitto labirintico. “Malgrado questa idea un po’ dadaista di porre le fondamenta di un lavoro artistico come questo”, ha scritto il professore nel testo critico, “l’assunto dell’esposizione è molto serio e ponderato e le lastre, scolpite e ossidate con acidi che costituiscono l’insieme delle opere della mostra, vogliono dare l’idea della stratificazione spirituale, culturale e morale depositata in ciascuno di noi a causa delle vicende della vita e delle esperienze”.

  

A distanza di due anni, tra una laurea in Economia e una seconda in Architettura d’interni con una tesi in Scenografia, la Legnaioli ha deciso di proseguire la sua ricerca con “Vite Parallele”, dieci nuove opere su metallo esposte fino al 31 dicembre prossimo negli spazi Open Art della Sala da Feltre, a Trastevere. Anche in questo caso, i suoi lavori riprendono l’idea delle vite eccellenti, ma c’è qualcosa in più: cinque personaggi femminili – Messalina, Matilde di Canossa, Maria Antonietta, Marie Curie e Mary Shelley – sono rappresentati assieme ai propri compagni: Claudio, Goffredo il Bello, Luigi XVI, Pierre Curie e Percy Shelley. Una seduzione dell’anima, la sua, che va oltre il primo sguardo. “Mi piace calarmi in personaggi e in epoche diverse , capirne i perché tra difficoltà e bellezze”, dice al Foglio l’artista. “Le protagoniste scelte sono accomunate dalla stessa iniziale del nome di battesimo e sono realizzate su lastre di zinco, mentre gli uomini su rame scolpito e ossidato”. La loro dimensione sembra corrispondere agli anni di vita di quelle donne, mentre gli uomini sono raffigurati su lastre della stessa dimensione. Le sue sono opere materiche che, nelle concrezioni e nei differenti colori, rappresentano il carattere e le esperienze di vita dei personaggi. I disegni sono irregolari e nelle loro differenti stratificazioni, tipiche delle rocce, “si ricollegano al significato della sovrapposizione delle esperienze e ai segni inconfondibili che, nella vita di ciascuno di noi, ci segnano rendendoci unici”. Quello creato dalla Legnaioli – che sta già realizzando il suo prossimo progetto, “Foglie nel Vento” – è una sorta di dna al contrario, “perché non nasce insieme a noi, ma è sintesi di quello che succede all’individuo e che ne determina il destino”.

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