La palazzina russa

Ta.R.I Architects, lo studio romano di giovanissimi che ha vinto il concorso per costruire le nuove “case del popolo” volute da Putin. Colloquio

Michele Masneri

Costruire le case popolari per la nuova Russia partendo dalla palazzina romana. E’ un po’ questa la sfida di Ta.R.I. Architects, studio romano che ha vinto il primo premio nel concorso “Open International Competition for Standard Housing and Residential Development Projects”, indetto dal ministero delle Costruzioni e dell’housing russo. Lo studio è guidato dai giovanissimi Marco Tanzilli (1989) e Claudia Ricciardi (1991), selezionati come unico studio italiano, su circa 300 partecipanti da 39 paesi (di cui 17 dall'Italia), da una giuria internazionale presieduta dall'ex vice Primo Ministro Russo Igor Shuvalov. “La Russia sta investendo molto nell’edilizia per creare un nuovo modo di vivere” dice al Foglio Marco Tanzilli, che ha predisposto un progetto con molto verde e edilizia di qualità. Ovviamente rispetto al passato i metodi cambiano.

 

“Vogliamo che le persone riescano a identificare la propria abitazione, in un contesto in cui si costruisce e si costruiva in edilizia intensiva con palazzoni tutti uguali lunghi chilometri, tipo Corviale a Roma” dice il giovane architetto. “Il nostro progetto mira al contrario a dare alle persone abitazioni con un senso di identità”. “Così abbiamo proceduto nel disegnare un masterplan ipotetico di circa tre ettari e mezzo in cui abbiamo ipotizzato delle costruzioni modulari con residenze, spazi pubblici e parchi”. “Una configurazione potenzialmente infinita. Poi dal masterplan siamo scesi alla progettazione vera e propria delle residenze, che anche queste hanno struttura modulare” continua Tanzilli. Il progetto è, come si direbbe oggi, “partecipato”: fin dall’inizio i clienti possono scegliere le soluzioni che più gli piacciono, votando la loro preferita. Dunque comportando notevoli risparmi anche per i costruttori che poi realizzano solo le abitazioni che poi effettivamente saranno comprate” dice ancora Tanzilli. Come si vede dal progetto sono case popolari, sia villette che palazzine fino a quattro piani, con una loro gentilezza poco staliniana.

 

Chi sono gli architetti a cui vi ispirate? “Tra i grandi ci sono Rem Koolhaas e Renzo Piano”, dice, “ma poi ci sono anche tanti architetti under 35 che si muovono tra l’Italia e l’Olanda che ammiriamo molto” dice Tanzilli.

 

Dopo gli studi e il perfezionamento all’università lui e la sua socia hanno lavorato a Boston e poi nello studio romano Nemesi, “e abbiamo cominciato a fare concorsi internazionali” dice Tanzilli. “Siamo arrivati secondi a un concorso internazionale a Seoul e col premio abbiamo deciso di aprire la nostra attività”. “Siamo anche arrivati secondi a Roma nel concorso per un nuovo museo della casa di Alberto Sordi”. Da Sordi alla Russia, è una storia che sarebbe piaciuta ad Albertone:e adesso comincia la partita vera, perché dopo il progetto il giovane studio romano si cimenterà con la costruzione reale. “L’idea di lavorare con imprese straniere non ci spaventa”, dice Tanzilli, “la cosa più difficile sarà semmai di riuscire a coinvolgere i cittadini nel progetto. Ci piacerebbe farlo in un modo interattivo, magari con una app, e non solo col classico cartellone stradale”. Intanto, aspettando la madre Russia, i giovani architetti romani sono stati selezionati tra i migliori dieci studi italiani under 35 nel concorso “Young Italian Architects 2018”, la cui premiazione si svolge oggi a Palazzo Widmann a Venezia, tra gli infiniti derivati della Biennale.